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Ruffini? Ci mancava mister Fisco, l'ennesimo convinto di essere l'uomo che manca al centro

di Gianluigi Paragone lunedì 16 dicembre 2024

3' di lettura

Eccone un altro. Un altro che si tuffa nel centro, nel centro moderato; per poter partecipare al dibattito, per poter dire la sua, per scongelare qualche voto della metà degli italiani che non va più a votare. Ernesto Maria è convinto di essere l’uomo che manca. A chi? Al centrosinistra? Boh, non mi sembra di vedere tutti questi osanna. Al centro moderato?

Beh, certo, se gli ultimi federatori sono stati Renzi e Calenda che con le loro baruffe hanno trasformato il centro in un saloon, ci sta che a qualcuno venga in mente di guardare verso Ruffini. Il quale però è stato fino a poche ore fa solamente “Mister Tasse”, colui che ha scandagliato in ogni modo quella platea che un tempo era il ceto medio e politicamente si definiva “moderata”.

Quella platea lì, Ruffini, l’ha rivoltata come un guanto sbirciando con una certa ubbia, persino nei social oltre che nei bilanci, chiedendo di dimostrare di non essere un evasore, ordinando di produrre carte su carte per rispondere alle cartelle e ai controlli. Una inversione dell’onere della prova a tutti gli effetti: in un paese normale, caro Ruffini, non si mandano cartelle dove si evidenzia un ammanco salvo poi scoprire che invece era tutto in regola. \, ho sentito dire dai solerti funzionari di AdE. Eh no, mio caro: in questo Paese dove l’unico ufficio che funziona è lo “Sportello Complicazione degli Affari Semplici”, è normale che cominci a sudare freddo quando arrivano le cartelle di riscossione. Ruffini non sta antipatico perché lotta contro gli evasori (ci mancherebbe) ma perché non lotta contro una burocrazia fiscale che “arma” gli uffici, specialisti nel trovare nelle pieghe normative ogni pretesto per farti il controllino.

Cari ruffiniani, sappiate che il Vostro non piace proprio a quei moderati che, non avendo voglia di fare casino, alla fine pagano \“perché faccio prima e non mi viene l’esaurimento nervoso dietro i loro... avvertimenti\“. Me le ricordo le ganasce alle auto che scattavano immediatamente in attesa che tu dimostrassi di aver pagato il bollo di parecchi anni indietro. Così non potevi lavorare. E poi, una volta dimostrato che avevi ragione, dovevi attendere i tempi della burocrazia prima che ti rimuovessero il blocco.

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Ruffini il moralizzatore è semplicemente fuori fuoco. Non è un moralizzatore, è solo il più fanatico burocrate dell’esercito di chi pensa di rappresentare il Giusto, l’Etica, i Valori. E su questo ha costruito la sua rete, una rete sconnessa rispetto al popolo che o non lo conosce proprio o lo conosce come burocrate. Poi ci sono quelli dei salotti, i quali già votano il campo progressista, pertanto quale voto in più dovrebbe portare l’Ernesto Maria? Il voto dei cattolici? Maddai... La questione dei cattolici in politica non solo è seria e avrebbe spazi ma non gira attorno alla moralità del fisco (che in Italia è immorale in ogni suo aspetto: dall’eccesso della pressione all’evasione passando da come i soldi pubblici vengono spesi) nel senso che non appartiene alla sola componente cattolica essendo presente nelle tesi liberali, socialiste e non solo. Ciò su cui latita la voce dei cattolici in politica è la riflessione profonda pre -politica circa il rapporto tra l’umano e l’artificiale, tra lavoratori e robot, tra professionisti e algoritmi. Quale nuova società stiamo approntando? Quale uomo nell’era dell’intelligenza artificiale? Sono queste le domande che i cattolici dovrebbero fare proprie per tornare a essere centrali. Altro che Ruffini e la libertà di dire la sua...

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