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Pd, il sindaco di Torino finanzia il centro sociale che aggredisce i poliziotti

di Massimo Sanvito giovedì 16 gennaio 2025

3' di lettura

Sul piatto ci sono la bellezza di centomila euro. Il Comune di Torino a guida Pd, da un anno in prima linea per regolarizzare il centro sociale col più alto tasso di professori del disordine d’Italia, ovvero il famigerato Askatasuna, cerca donatori in grado di raccogliere la cifra da destinare alla ristrutturazione del primo piano dell’immobile di corso Regina Margherita 47. Il covo rosso, occupato abusivamente per trent’anni, che la sinistra ha deciso di trasformare in un «bene comune» (le stesse modalità adottate dall’allora sindaco Luigi De Magistris, a Napoli, per sanare le posizioni dei collettivi “Ex Opg Je so’ pazzo, “Scugnizzo liberato” e “Ex Asilo Filangieri”). Fregandosene non solo del conto da 6,8 milioni di euro presentato dallo Stato agli antagonisti ma anche delle recenti parole dei magistrati, nell’ambito del maxi-processo che li vede coinvolti perle scorribande in Val di Susa: per 16 dei 28 imputati l’accusa è infatti di associazione per delinquere e la tesi è quella dell’esistenza di un gruppo di «professionisti della violenza» che si è impegnato nella «lotta alla Tav» perché «è quella che dà maggiore visibilità a livello nazionale». Erano loro, per intenderci, i registi dell’ultimo assalto al Commissariato di Polizia Dora Vanchiglia, con la scusa della morte di Ramy, che ha provocato nove feriti tra le forze dell’ordine.

Fratelli d’Italia non ci sta. «La sinistra ribadisce, nei fatti, di stare dalla parte dei sovversivi: non solo la conclamata reticenza nel condannare le violenze di centri sociali, antagonisti e collettivi, ma ora anche il premio. Siamo di fronte a visioni politiche opposte e inconciliabili. E di ciò ne andiamo fieri», commenta Roberto Ravello, vicecapogruppo in Regione Piemonte. La deputata Augusta Montaruli, invece, chiede «che sia fondamentale fare luce sui futuri “donatori” che potrebbero contribuire a raccogliere una cifra così importante, proprio per evitare che a donare fondi per ristrutturare lo stabile occupato da Askatasuna siano quei soggetti legati a vario titolo a chi lo occupa e da anni compie attività illegali». E il sindaco dem, Stefano Lo Russo? «Ribadisco la piena e totale condanna delle persone che hanno colpito le forze di polizia e di chi è responsabile penalmente, altra cosa è il destino immobiliare di quel palazzo. Abbiamo intrapreso una strada, sappiamo che è difficile ma siamo convinti di doverci provare fino alla fine. Bisogna stare attenti alla questione degli sgomberi perché quando si parla di sgomberi io libero un luogo ma non è detto che risolva un problema».

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Da Torino a Milano, il passo è breve. Anche il centro sociale Leoncavallo, oggi macchina da soldi (in nero, s’intende) tra cene e concerti, è finito nel mirino del Ministero dell’Interno dopo la sentenza della Corte d’Appello che ha quantificato in tre milioni di euro il risarcimento, causa mancato sgombero, per i proprietari dell’ex cartiera occupata senza titolo dal ’93. Il Viminale, con una raccomandata inviata all’associazione delle “Mamme antifasciste del Leoncavallo”, ha fatto sapere che se sarà effettivamente condannato al pagamento dei danni si rivarrà sugli stessi antagonisti. Che però sperano nell’assist al bacio della giunta di centrosinistra, ovvero un nuovo spazio come premio per i cinquant’anni di abusivismo conclamato in città. È stato lo stesso sindaco Beppe Sala, del resto, a stendere il tappeto rosso al Leonka a dicembre: «Stiamo cercando un nuovo spazio. Io credo che il Leoncavallo sia un valore nella nostra società, un valore storico nella nostra città, e deve continuare ad esserlo». Nulla di nuovo sotto la Madonnina.

Poco più di un anno fa, infatti, l’amministrazione milanese senza ricorrere ad alcun bando pubblico - ha consegnato nelle mani dello storico centro sociale Lambretta un immobile comunale da 380 metri quadrati per 18 anni a poco più di mille euro al mese. Un trattamento di favore, considerato il mercato immobiliare di Milano, per quei “bravi ragazzi” che negli ultimi undici avevano occupato abusivamente ben cinque immobili. E aggiungiamoci pure che nella nuova gentilmente concessa dal Pd gli antagonisti hanno organizzato assemblee contro il governo Meloni, nonostante i regolamenti vietino l’uso politico degli spazi pubblici. Ma, si sa, sinistra e valore della legalità, sono due rette parallele destinate a non incontrarsi mai.

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