«Un’idea innovativa e intelligente», si compiace l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, il dem Massimo Fabi, il quale è in sollucchero per la pensata della collega al Welfare, Isabella Conti, anche lei dem. L’idea innovativa, che i cittadini hanno appreso tramite l’edizione bolognese di Repubblica, è quella di chiedere un contributo collettivo a tutte le persone con più di 65 anni, da 200 a 600 euro a testa in base al reddito, ulteriore gabella per finanziare cure domiciliari, badanti e strutture residenziali. Attenzione però, Fabi lo definisce «un investimento» e «non una tassa» perché, argomenta, «proviamo a pensare alle risorse che molti cittadini liberamente accantonano per il proprio futuro». Quanta bontà: «Siamo una giunta che vuole innovare e che lancia il cuore oltre l’ostacolo, come fa Isabella», l’altro assessore. «I nostri due assessorati vanno a braccetto». I due assessori dem, su Repubblica, se la cantano e suonano da soli: «O che bel castello marcondirondirondello/ O che bel castello marcondirondirondà». Capiamoci, ché le zucche vuote sono in servizio permanente: ben vengano maggiori attenzioni per i 220mila anziani non autosufficienti che risiedono in regione, e ovviamente per le loro famiglie. E però quando l’altro assessore, la Conti, spiega che di questi anziani solo 16mila hanno un posto letto in una struttura accreditata - il doppio contando anche le strutture private (dove le rette arrivano a 5mila euro al mese) – ed evidenzia che «là fuori ci sono 190mila anziani non autosufficienti che non hanno nessun servizio», beh, non fa altro che ammettere le carenze della Regione.
Nella rossa Emilia-Romagna perfino la Cgil si oppone alla pensata della giunta De Pascale: «Prima di imporre nuovi costi a carico degli anziani», protesta, «va rafforzato il sistema attuale, con investimenti sul personale. È stato deliberato nel 2024», sottolinea il sindacato, «ma non è mai stato attuato». La Cgil parla di «boutade». Poi rilancia: «Sarebbe necessario investire per trattenere le professionalità, a partire da infermieri e operatori sociosanitari, così come convenuto nella discussione di bilancio, destinando a questa finalità 5 milioni». Fratelli d’Italia, per bocca della capogruppo Marta Evangelisti, ha gioco facile: «La sola idea di far pagare un contributo agli over 65 per accedere ai servizi è inaccettabile e vergognosa. L’assessore Fabi dimostra una totale mancanza di rispetto verso una generazione che ha lavorato, pagato tasse e contribuito per decenni alla tenuta del nostro sistema sanitario e sociale. Ora», prosegue parlando con Libero la capogruppo di Fdi, «anziché essere tutelati vengono additati come un costo? È una visione strana per una Regione di sinistra, che si dimostra non attenta al sociale, al contrario di come vorrebbe apparire. Se ci sono buchi di bilancio», va avanti Evangelisti, «vengano eliminati doppi incarichi, consulenze inutili e strutture burocratiche pachidermiche. Non si colpiscano i pensionati, molti dei quali vivono soli e hanno redditi bassi, già colpiti da un servizio sanitario sempre più difficile da raggiungere.
La sinistra governa da sempre l’Emilia-Romagna e dimostra ancora una volta di voler scaricare le proprie inefficienze sui più deboli. Ci opporremo a ogni tentativo di far cassa sulla pelle degli anziani. La giunta», ha concluso la capogruppo di Fdi, «ha aumentato tutte le leve fiscali e oggi pensa di aggiungere una nuova tassa». Si aggiunge all’aumento dell’Irpef, dell’Irap, dei ticket per i farmaci e al bollo auto. Lo ha ammesso lo stesso governatore che ha preso il posto di Bonaccini, volato in Europa: «Avevamo un’alternativa all’aumento delle tasse, tagliare sulla sanità. Confido che gli emiliano-romagnoli capiscano questa scelta». Comprendono anche che dal 1970 la Regione è amministrata dalla sinistra.