Niente da fare. Quando non sanno a cosa appigliarsi, ecco che spunta fuori il capo d’accusa trito e ritrito: Telemeloni. Certo, l’ansia di essere davanti a un flop mostruoso fa premio sulla razionalità. Ché non raggiungere il quorum al referendum dell’8 e 9 giugno potrebbe essere una vera e propria débâcle per il Campo largo a guida Landini. E quindi vanno anche un po’ capiti. Anche se a tutto dovrebbe esserci un limite, quantomeno per pudore. E invece Sandro Ruotolo quel senso del ridicolo lo ha oltrepassato ancora. Perché l’europarlamentare dem ieri ne ha detta un’altra delle sue: «Telemeloni ha spento il servizio pubblico». Eccola, la solita accusa sulla propaganda della destra al potere e sull’occupazione delle casematte della cultura.
«La Rai è servizio pubblico. La paghiamo tutti. Tutti i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente e il servizio pubblico radiotelevisivo ha il dovere di informare correttamente» ha dichiarato il responsabile Informazione nella segreteria del Pd. «Eppure» ha aggiunto «sui referendum dell’8 e 9 giugno: silenzio totale. Niente informazione, niente approfondimenti. TeleMeloni ha spento il servizio pubblico. La Rai segue la linea di Palazzo Chigi e del Presidente del Senato, la seconda carica istituzionale: non votare. Noi diciamo il contrario: informarsi, partecipare e votare. La democrazia non si spegne col telecomando».
Epperò, tocca ricordare a Ruotolo, che la Rai, anche sotto il governo Meloni, non è che sia poi così allineata con l’esecutivo. Perlomeno non più di quanto lo fosse con i governi precedenti. Ché dalla riforma Renzi del 2015, quando l’ex sindaco di Firenze era segretario del Pd e Presidente del Consiglio, i vertici della tv di Stato li esprime chi siede a Palazzo Chigi. E dunque non sorprende, o almeno non dovrebbe, che ci sia una certa affinità con chi è al governo. Ma poi va detto anche che negli ultimi mesi sono stati diversi i casi che provano che l’accusa di eccessiva accondiscendenza col centrodestra non stia in piedi. Basti pensare agli artisiti che hanno partecipato al tradizionale concertone del 1° maggio, organizzato sotto l’insegna dello slogan di Cgil, Cisl e Uil “Uniti per un lavoro sicuro” e trasmesso su Rai3. Tutti cantanti e gruppi piuttosto orientati a sinistra, e spesso pregiudizialmente ostili alla destra. E dal palco ha suscitato polemiche l’uscita della band Patagarri, protagonisti dell’ultima edizione di X Factor, che durante la loro esibizione hanno espresso posizioni a favore dei palestinesi e contrarie a Israele (tanto da provocare la reazione indignata della comunità ebraica italiana). «Crediamo che finché ogni popolo non sarà libero di autodeterminarsi e vivere in pace, non potremo essere felici», hanno detto dal palco, invitando poi il pubblico a ripetere con loro lo slogan Free Palestine, “Palestina libera”. E insomma non pare che la Rai censuri idee e posizioni contrarie a quelle del centrodestra. Ma Ruotolo, probabilmente, non l’ha ancora capito.