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Ciriaco De Mita, moglie e figlie rischiano la condanna per truffa

di Simone Di Meo sabato 17 maggio 2025

3' di lettura

Il nome da nubile non dice granché: Annamaria Scarinzi. Tutti infatti la conoscono come lady De Mita, moglie dell’ex premier (e segretario) della Dc scomparso giusto di questi tempi tre anni fa. La procura di Avellino ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi per lei e per le figlie, Simona e Floriana, al termine di un processo che vede coinvolti anche altri esponenti del mondo associativo irpino. Le accuse sono truffa aggravata per Scarinzi e Simona De Mita, malversazione ai danni dello Stato per Floriana. Un’inchiesta che si trascina dal 2017 e che il 27 maggio potrebbe arrivare alla sentenza.

Il caso ruota intorno a un finanziamento da 200mila euro erogato dalla Regione Campania alla onlus “Noi con Loro”, legata all’Aias (Associazione italiana assistenza spastici), per la realizzazione di una biblioteca. Secondo la Procura, supportata dalle indagini della Guardia di Finanza, quei fondi pubblici sarebbero stati però incassati senza che il progetto venisse mai realmente avviato. Una truffa ben architettata, sostengono gli inquirenti, in cui la biblioteca sarebbe stata poco più di un pretesto per ottenere le erogazioni, successivamente dirottate su conti e operazioni che nulla avevano a che vedere con le finalità dichiarate. Tra queste, si legge nelle informative allegate agli atti, spiccano 27 bonifici da 15.700 euro indirizzati alla Cma Group S.r.l., ulteriori cinque trasferimenti da 144.332 euro sempre alla stessa società e ben 13 bonifici per un totale di 342.547 euro alla Hs Soluzione S.r.l., tutti provenienti dai conti dell’Aias Avellino Onlus, riconducibile alla famiglia De Mita.

Un flusso sospetto di transazioni finito sotto i riflettori degli investigatori e che ha portato, nel tempo, anche al sequestro di beni e somme di denaro per un valore complessivo di 1,6 milioni di euro.
La difesa di Annamaria Scarinzi, però, ha sempre respinto con fermezza le ricostruzioni dell’accusa, sostenendo l’assenza di dolo e rivendicando la legittimità delle operazioni svolte. Un confronto serrato che si gioca tra carte contabili, rendicontazioni e il filo sottile che separa la malversazione dall’errore gestionale. La vicenda ha però sollevato interrogativi più ampi sul sistema degli accreditamenti concessi all’Aias, spesso ottenuti anche in assenza dei requisiti richiesti. Una zona d’ombra che pone interrogativi sull’intero meccanismo di assegnazione delle risorse pubbliche e sulla vigilanza esercitata dagli enti preposti, prima tra tutti la Regione Campania.

Oltre alla famiglia De Mita, tra gli imputati figurano anche Marco e Massimo Preziuso e Antonio Nigrelli, chiamati a rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Per loro, come per Simona De Mita e Annamaria Scarinzi, il pm ha chiesto la dichiarazione di colpevolezza. Diversa la posizione di Annamaria Preziuso e Gerardo Bilotta, ex presidente dell’Aias di Avellino, per i quali il pubblico ministero Cecilia Annecchini ha sollecitato l’assoluzione dalle contestazioni di riciclaggio e peculato. Bilotta, tuttavia, dovrà ancora rispondere di malversazione (invocato un annodi reclusione).
L’origine dell’inchiesta risale a maggio 2017, quando una segnalazione di operazioni sospette arrivò alla Guardia di Finanza di Roma, puntando l’attenzione su una serie di società e associazioni onlus operanti nel sociale. Da lì, un lavoro investigativo meticoloso ha ricostruito trame finanziarie, incrociato fatture emesse a società informatiche e perfino a un bar, fino a disegnare il perimetro di quella che gli inquirenti definiscono una vera e propria truffa. La decisione di procedere con il rinvio a giudizio nei confronti di Annamaria Scarinzi e delle sue figlie, oltre che degli altri imputati, venne presa nel giugno 2019 dal Gup di Avellino, Marcello Rotondi, aprendo ufficialmente il dibattimento ora alle battute finali.

A presiedere il collegio giudicante è il magistrato Gianpiero Scarlato, che il prossimo 27 maggio sarà chiamato a chiudere il cerchio su una vicenda che intreccia politica, assistenzialismo e gestione dei fondi pubblici. Ritratto lontano della stagione d’oro che fu con Ciriaco a Palazzo Chigi.

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