«La domanda è una sola: chi ha davvero paura di questo decreto? Di certo non i cittadini onesti». Domenico Pianese è il segretario generale del sindacato di polizia Coisp. E questa è la sua reazione appena legge cosa c’è scritto nello striscione con cui i manifestanti aprono il corteo di Roma contro il “decreto sicurezza”: “Alziamo la testa contro lo Stato di paura”. «L’unica paura, oggi, ce l’ha chi teme di non poter più agire nell’impunità», attacca il rappresentante degli uomini in divisa. Il decreto, aggiunge, «spaventa i professionisti del disordine». Altro che repressione, si tratta di un provvedimento che «mette ordine». Finalmente, a sentire i sindacati di polizia.
«La flagranza differita serve a identificare i responsabili, le aggravanti proteggono gli agenti aggrediti, le pene più severe per i danneggiamenti mettono un limite chiaro: la protesta non è vandalismo e la libertà non è impunità», ribatte Pianese.
PIÙ TUTELE
Per il suo collega Felice Romano, segretario generale del Siulp, il decreto punta ad «aumentare la sicurezza dei cittadini, il controllo del territorio, la certezza del diritto, la garanzia dell’operato delle Forze di polizia e le necessarie tutele di tutti gli operatori che la sicurezza la devono garantire quotidianamente in tutto il Paese».
Poi c’è la possibilità, per le Forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico, di «adottare le bodycam». La prova «di come le donne e gli uomini in uniforme non hanno alcuna remora affinché la loro azione sia cristallizzata per poter essere vagliata sotto il profilo della legittimità e della proporzionalità». Tutto il contrario della propaganda messa in atto da chi, invece, insiste con la proposta dei codici identificativi alfanumerici sui caschi degli agenti.
«Ma quale strumento di repressione, il decreto sicurezza è un passo avanti sulla tutela delle Forze dell’ordine e sulla risposta alla violenza nelle piazze», concorda Fabio Conestà, segretario generale del Mosap.
Il decreto deve essere convertito in legge entro il 12 giugno. Dopo l’approvazione della Camera, lo scorso 29 maggio, manca l’ultimo passaggio, quello del Senato. Tra le proteste, anche plateali, dell’opposizione, la maggioranza è pronta allo sprint finale. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera (Fdi), mette in fila tutto ciò cui la sinistra si sta opponendo gridando alla «svolta autoritaria»: «Stroncata l’occupazione di un immobile, la polizia giudiziaria potrà disporne il rilascio immediato. Per la sinistra, dunque era legittimo farlo; rafforzata la tutela per le Forze dell’ordine, aumentate le pene per lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Altra aggravante per atti violenti commessi al fine di impedire la realizzazione di un’infrastruttura. Per la sinistra dunque era giusto aggredire polizia e carabinieri; istituito il reato di “rivolta in un istituto penitenziario” o nei centri per immigrati. Per la sinistra dunque era giusto scendere a patti con i delinquenti». E ancora: «Introdotta la nuova aggravante per delitti non colposi contro la vita e l’incolumità pubblica e individuale, contro la libertà personale e il patrimonio della comunità. Per la sinistra, dunque, imbrattare i nostri musei era solo una bravata». Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, sottolinea la «fine dell’intollerabile reato delle occupazioni abusive. Tante, troppe famiglie e persone oneste sono state private anche per anni del diritto alla loro casa».
ITALIANI FAVOREVOLI
Mentre a Roma va in scena la manifestazione, il centrodestra fa muro a difesa del testo. «Andiamo, invece, a chiedere, non a chi manifesta, ma ai cittadini, quali sono i problemi da risolvere: si sentono sicuri? Si sentono i genitori a lasciare una figlia di 15-16-17 anni in giro per la città?», chiede Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia. La risposta la fornisce un sondaggio pubblicato due giorni fa dal quotidiano Il Tempo e realizzato dall’istituto demoscopico Noto: la stragrande maggioranza degli italiani approva le nuove norme sulla sicurezza.