Sgomberare le case occupate abusivamente? No, questo alla sinistra proprio non piace. Lo vedete e lo sentite tutti i giorni: il decreto sicurezza è presentato dai compagni come la prova della deriva autoritaria in atto, di un’orribile torsione autoritaria, insomma del nuovo fascismo 2.0. E allora chi bisogna sgomberare? Elementare, Watson: domenica prossima occorrerà sgomberare Giorgia Meloni dal seggio elettorale perché potrebbe intralciare le operazioni di voto. Dite che a Libero, amici lettori, abbiamo esagerato con le libagioni? No, garantisco che la stesura di questo articolo è stata accompagnata solo da un paio di bicchieri di acqua naturale. In compenso, però, sul mio tavolo campeggia una copia del quotidiano Domani. In prima pagina (edizione di ieri mattina), nella colonna degli editoriali, trovate un intervento dell’autorevole e celebratissimo professor Gianfranco Pasquino.
Al politologo – legittimamente – non è piaciuta la scelta annunciata da Giorgia Meloni di recarsi al seggio, domenica prossima, ma di non ritirare le schede referendarie. Per Pasquino è una «sceneggiata», e «piccona il potere degli elettori». Noi qui a Libero non condividiamo il giudizio ma ovviamente lo rispettiamo: siamo nel pieno di una normalissima polemica politico-culturale. Tutto normale, fin qui. Ma occhio allo sviluppo del ragionamento del Prof. Meloni potrebbe, con il suo comportamento, «intralciare le operazioni di voto». Ah sì? E qui Pasquino è già in corsia di sorpasso sull’autostrada della stravaganza: «Nel qual caso diventa auspicabile procedere al suo sgombero».
Beh, capite bene che qua si vola. Ricapitoliamo, anzi immaginiamo la scena. Diciamo che a metà mattina di domenica, a Roma, Giorgia Meloni decide di recarsi presso il suo seggio. Ovvia la presenza di taccuini e telecamere. La premier entra, stringe la mano agli scrutatori e al presidente del seggio, il quale le porgerà le schede. Lei, a quel punto, comunicherà la propria intenzione di non ritirarle. Saluterà di nuovo, e – dentro o fuori l’edificio scolastico – si limiterà a qualche foto, essendo giorno di voto e dunque di silenzio elettorale. Diciamo che tutto durerà tra i 4 e i 6 minuti. Ecco: secondo il politologo, saremmo in presenza di un intralcio alle operazioni di voto. E dunque? E dunque – immaginiamo – sarebbe auspicabile, che so, un’irruzione della polizia, dei carabinieri (perché no, dell’esercito!) per sgomberare tutto, per cacciare la Meloni. Non escluderei anche la presenza di unità cinofile.
Amici lettori, non giriamoci intorno. Hanno perso la testa. Ora naturalmente diranno che si trattava di un paradosso, di una provocazione, anzi magari di una frecciata sarcastica. E magari ci crederanno anche. Ma noi sappiamo che non si controllano più, che i freni inibitori sono saltati, che ormai possono dire e scrivere di tutto. Ma vi sembra normale che un autorevole accademico ipotizzi lo sgombero della presidente del Consiglio mentre – come ogni altro cittadino – esercita i propri diritti civili e politici, nel modo (legale) che ritiene più giusto? A meno che – illuminazione – le cose non stiano diversamente. Forse qualcuno ha finalmente deciso anche a sinistra di prendere di petto il problema della sicurezza e dell’ordine pubblico in Italia. E soprattutto, finalmente qualcuno individua il vero colpevole. Ladri? No. Rapinatori? Nemmeno. Spacciatori? Figurarsi. Bande e organizzazioni criminali? No, troppo banale. E allora dove sta il vero pericolo? Lo sapete già: nei vincitori delle elezioni. Sono loro il problema, oltre ovviamente a quegli zoticoni populisti degli italiani che si ostinano a “votare male”. Facendo incazzare gli accademici di sinistra, chicchissimi e coltissimi. Alé.