CATEGORIE

Su 5 referendum il Pd getta la maschera

La sinistra ammette che se votassero in 12,4 milioni potrà dare "lo sfratto" a Giorgia. E per gonfiare le stime chiede di andare ai seggi prima delle 11
di Fausto Carioti sabato 7 giugno 2025

4' di lettura

Vendono i referendum come lo strumento per migliorare le condizioni dei lavoratori e «rendere il Paese più giusto», come dice Elly Schlein. E con queste motivazioni spingono sugli elettori di centrodestra, affinché pure loro vadano ai seggi. «Ci rivolgiamo a tutti», ripete da settimane Maurizio Landini. «Chiediamo a tutte e tutti di andare a votare», predica la segretaria del Pd. E si capisce perché: si rivolgessero solo agli iscritti della Cgil e agli elettori di Pd, M5S e Avs, le possibilità di farcela sarebbero zero; così, invece, possono sperare di giocarsela. Ma è una bugia, una trappola, e tra loro c’è chi lo ammette. Tipo Francesco Boccia, il capogruppo del Pd al Senato. Parole sue di ieri, testuali, rilasciate a Radio Cusano: «La premier Meloni ha preso alle elezioni 12 milioni e 300 mila voti, se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400mila persone, sarebbe un avviso di sfratto alla presidente del consiglio. Significherebbe che un pezzo di Paese sul lavoro e sulla cittadinanza le sta dicendo “non ci piace come stai governando”».

Notare: Boccia non punta al superamento del quorum, che è assai più in alto, e nemmeno dice che se i «Sì» fossero oltre 12 milioni, Meloni dovrebbe andarsene: gli basta che quello sia il numero di chi va ai seggi. Così include tra i “suoi” il forzista Roberto Occhiuto, governatore della Calabria, e Maurizio Lupi e gli altri parlamentari di Noi Moderati, che fanno parte della maggioranza e voteranno cinque «No». E, assieme a loro, arruola nell’opposizione tutti gli italiani che vogliono che il governo di Giorgia Meloni resti in carica, ma che andranno comunque a mettere la croce sui «Sì» o sui «No», credendo di votare sul Jobs Act e sulla cittadinanza agli stranieri, e non per avviare una crisi di governo. Invece è proprio questo che il Pd intende fare: usare i loro voti come pallottole da sparare su palazzo Chigi. Non è l’idea di uno solo. Il senatore di Bisceglie ha il merito della schiettezza, ma è la linea di tutto il partito, che Schlein e i suoi hanno già veicolato ai media. Lo ha scritto giorni fa, tra i tanti, La Stampa: «Filtra dal Pd una strana teoria alla quale si aggrapperebbero sia Schlein sia Landini in caso di invalidità per astensionismo dei referendum sul lavoro e sulla cittadinanza. E cioè: in caso di raggiungimento di 12 milioni di voti espressi non si potrebbe parlare di sconfitta, ma si dovrebbe riconoscere una quasi-vittoria del fronte dei promotori».

Gli italiani chiamati a votare sono 46 milioni, affinché il referendum sia valido 23 milioni di loro dovrebbero recarsi ai seggi (e accettare le schede, a differenza di quanto farà la premier). Quei 12,4 milioni, dunque, sono poco più della metà necessaria a raggiungere il quorum. Ma Schlein e il Pd hanno fissato l’asticella a quest’altezza, assai più comoda, perché 12,3 milioni furono gli italiani che nel 2022 votarono per Fdi e gli altri partiti di centrodestra. E la sera di lunedì la leader del Pd vuole poter dire a Meloni: ho fatto meglio dite, ora devi andartene. Anche la messinscena che stanno organizzando serve a questo scopo. Il messaggio che gira sui telefonini dei referendari chiede a tutti di andare al voto il prima possibile, in modo da “gonfiare” le stime della partecipazione: «Importante: per i referendum bisogna votare entro le 11, perché ci sarà un solo rilevamento dell’affluenza a quell’ora e se esce la notizia che la percentuale di votanti è bassa, a votare non ci va più nessuno perché il quorum sarà dato per spacciato. Quindi andiamo tutti a votare molto presto».

Ecco, quindi, cosa c’è dietro la loro chiamata ai seggi. Non c’entrano nulla il fatto che «il voto non è solo un diritto, ma anche un dovere» (Schlein), «libertà è partecipazione» (Landini), «il rispetto per la Costituzione e per la democrazia» (Riccardo Magi), «la grammatica della democrazia», «il dovere civico» e tutti gli altri principi sbandierati sui loro quotidiani. Non c’entrano nemmeno le condizioni dei lavoratori. Basta vedere i quesiti. Ad esempio, se per quello sulla scheda verde fosse raggiunto il quorum e vincessero i «Sì», il limite massimo dell’indennizzo per chi è stato licenziato ingiustamente sarebbe ridotto da 36 a 24 mensilità. E la reintroduzione dell’obbligo della causale nei contratti a termine, oggetto del referendum sulla scheda grigia, «può giovare a una sola categoria: quella degli avvocati», come ha scritto il professor Pietro Ichino. Le vere poste in gioco sono altre, ambedue politiche. Una riguarda i rapporti interni alla sinistra. Se la partecipazione sarà alta, Schlein potrà dire di aver chiuso i conti col “vecchio” Pd, al quale si deve il Jobs Act. E avrà buoni argomenti per pretendere di essere la candidata premier del “campo largo”. Viceversa, un flop metterebbe in discussione la sua leadership, anche all’interno del Pd. La seconda partita è quella che Boccia, bontà sua, ha illustrato in termini tanto chiari: l’obiettivo del referendum è «dare un avviso di sfratto» a Meloni.

Restano due domande. Per quale motivo un elettore di centrodestra dovrebbe partecipare a queste partite, andare al seggio e aiutare il Pd ad avvicinarsi alla soglia dei 12,4 milioni di votanti? E cosa c’è di «vergognoso» (Schlein dixit) negli appelli degli esponenti del governo e della maggioranza all’astensione, se i loro avversari proclamano che intendono usare la partecipazione per mandarli a casa?

Da non credere Referendum, è scandalo: navette per il voto, ira di FI e Lega

che figura Corteo a Roma, i pro-Pal contestano Pd, M5s e Avs: "Intervento tardivo"

L'editoriale Referendum e Gaza, il filo rosso che lega piazze e urne

tag

Ti potrebbero interessare

Referendum, è scandalo: navette per il voto, ira di FI e Lega

Corteo a Roma, i pro-Pal contestano Pd, M5s e Avs: "Intervento tardivo"

Referendum e Gaza, il filo rosso che lega piazze e urne

Mario Sechi

Referendum, la fronda di Gentiloni "tradisce" Schlein: "Sul lavoro voto no"

Elisa Calessi

Referendum, è scandalo: navette per il voto, ira di FI e Lega

Altra polemica sul referendum. L'azienda di trasporto pubblico Tper a Bologna mette a disposizione la navetta 941 pe...

Foto choc di Meloni: ecco il corteo della sinistra

Corteo per Gaza,cori di 'Palestina libera' e bandiere Pd-M5S-Avs In centinaia a piazza Vittorio per la manifesta...

Torino, assaltata la sede di Fdi: "Primi della lista". E la sinistra tace

Nella serata di ieri la sede di Fratelli d'Italia e Gioventù Nazionale nel quartiere Barriera di Milano &egra...

Meloni azzera la sinistra: "Mentre loro parlano di isolamento..."

"Mentre qualcuno a sinistra parla di 'isolamento', noi continuiamo a lavorare per rafforzare il ruolo dell&...