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Claudio Durigon, stoccata a Landini: "Dimissioni? Ho cambiato idea: che Dio lo conservi..."

Il sottosegretario della Lega, ex sindacalista dell’Ugl, analizza l’esito del referendum e spera che Landini rimanga a capo della Cgil, perché così "governiamo tranquilli ancora per molto"
di Fabio Rubini giovedì 12 giugno 2025

3' di lettura

Claudio Durigon, vicesegretario della Lega, sottosegretario al ministero del Lavoro e un passato da sindacalista per la Ugl di cui è stato anche vicesegretario generale. Chi meglio di lui per commentare il flop dei quattro referendum sul lavoro fortemente voluti da Cgil e sinistra.

Sottosegretario, ci dica la verità, se l’aspettava una batosta così per i promotori dei quesiti?
«Sì, perché hanno presentato dei referendum inappropriati, carichi di demagogia e poco sentiti dalla gente».

Beh, però i temi del lavoro sono importanti, dove hanno sbagliato secondo lei?
«Chi fa attività sindacale deve sempre mettere al centro l’interesse dei lavoratori. La sinistra e la Cgil, invece, hanno montato una campagna politica parlando di rivolta sociale e lo hanno fatto nel momento in cui il governo metteva 10 miliardi per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale. Gli italiani l’hanno capito e la risposta è stata chiara».

Eppure lunedì a sentir parlare sindacalisti ed esponenti di sinistra, sembrava quasi che il referendum l’avessero vinto in carrozza. Cos’ha pensato in quei frangenti?
«Guardi, all’inizio mi è parso incredibile, poi per certi versi è stato anche un siparietto simpatico al quale la sinistra ormai ci ha abituato... Certo, avrebbero fatto meglio, per una volta, a dire “abbiamo perso, abbiamo sbagliato”. Forse così otterrebbero di più».

Durigon, a urne ancora calde è stato molto duro con Landini. Ha detto «deve fare come Renzi, dimettersi». A mente fredda la pensa ancora così?
«No, ci ho ripensato (ride, ndr). Landini e pure la Schlein devono restare lì dove sono, ai loro posti. E che Dio ce li conservi in forma. Con loro due governiamo tranquilli ancora per molto...».
Torniamo seri. Per il segretario della Cgil, che sognava di prendere in mano le redini del campo largo, è stata una bella batosta...
«Il risultato del referendum è stata la sconfitta delle politiche sindacali di Landini che sono state cavalcate da buona parte del Pd. Politiche che sono state bocciate dagli italiani una volta di più».

Se le dico salario minimo, che risponde?
«Che bisogna stare attenti. Che i salari vadano alzati è chiaro a tutti, ma la difesa che fa la Cgil di quello minimo, non è la strada giusta. A percorrerla si corre il rischio di abbattere il salario mediano. Non credo che per i lavoratori sia una grande idea».

Referendum a parte, nonostante gli sforzi fatti da questo governo, la situazione non è ancora del tutto soddisfacente. Concorda?
«Si può sempre fare di più e meglio e i primi ad esserne consapevoli siamo noi del centrodestra. Ad esempio è chiaro che i numeri sull’occupazione di giovani e donne non sono ancora soddisfacenti, ma vogliamo dire che rispetto alla base da cui siamo partiti, i risultati ottenuti sono fin qui straordinari? Vogliamo parlare dei dati sul Pil ancora in aumento? Mentre accade tutto questo Landini usa i comizi per incitare alla rivolta sociale. Serve serenità».

Sottosegretario Durigon torniamo a parlare di salari. Oltre al cuneo fiscale, cosa sta facendo il governo?
«I salari devono aumentare, questo è certo. E lo si fa rafforzando la contrattazione, soprattutto quella di secondo livello e sul rinnovo più facile per i contratti scaduti. Pochi giorni fa abbiamo siglato il contratto collettivo nazionale dei lavoratori del trasporto aereo, altri ancora sono in fase finale di accordo».

Riguardo ai giovani come vi state muovendo?
«La Lega ha presentato una legge molto importante che riguarda i giovani e che attraverso sgravi e altri incentivi, da un lato aiuteranno i giovani a non andare all’estero e dall’altro stimoleranno quelli che sono via a tornare a lavorare in Italia».

Se dovesse trovare una morale questa vicenda referendaria, quale sarebbe?
«Che sul tema del lavoro ci sono leggi, come il Jobs Act, che certamente vanno riviste, aggiornate e migliorate. Ma per farlo non serve chiamare al voto gli italiani, che si sono già espressi sul programma della Lega alle politiche. Possiamo farlo tranquillamente in parlamento».

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