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Giorgia Meloni alla festa di Libero lancia le nuove sfide: tasse, lavoro e voto

Il premier interviene all’evento del nostro giornale: "Italia meglio di Francia e Germania. Ora abbassiamo le imposte. Il referendum? Risultato chiaro. Con Trump ci capiamo anche se non siamo d’accordo"
di Mario Sechi venerdì 13 giugno 2025

8' di lettura

Presidente, grazie per essere con noi a festeggiare questi 25 anni di Libero in una settimana densa di appuntamenti. «Non potevo mancare direttore, lei lo sa». Le chiedo subito cosa è cambiato secondo lei nello scenario politico italiano dopo la sconfitta dell’opposizione nel referendum.
«Direttore, le rispondo subito ma mi consenta prima di fare gli auguri a Libero per i vostri primi 25 anni. Un grazie a lei, a Daniele Capezzone, a Pietro Senaldi e a tutta la squadra che ogni giorno lavora a un giornale che è diventato un punto di riferimento insostituibile nel panorama dell’informazione italiana. Un saluto e un ringraziamento anche agli editori che si sono presi la responsabilità di mandare avanti questa bella storia. La nascita di Libero è stata un grande atto di coraggio di Vittorio Feltri, una grande sfida professionale, umana, una scelta che ha consentito di rendere più plurale il mondo dell’informazione che sappiamo come per molti anni sia stato caratterizzato da una marcata egemonia che pretendeva di dettare i contenuti del dibattito politico. Quel mondo, anche grazie al vostro lavoro è finito, e quindi dobbiamo ringraziarvi per aver contribuito a dare voce all’Italia libera, controcorrente e anticonformista».

Grazie Presidente. Ora, tornando a noi, capitolo referendum.
«Devo confessare che la reazione della sinistra al referendum non mi ha sorpreso perché ragiona sempre allo stesso modo. Se vince le elezioni, allora è un trionfo della democrazia; se perde, allora c’è un problema di democrazia e addirittura si mettono in discussione le regole della democrazia. Abbiamo anche assistito a commenti abbastanza surreali nel tentativo di mascherare un esito che non sfugge a chiunque sia intellettualmente onesto. Il ragionamento, dal mio punto di vista, è abbastanza semplice: se proponi un referendum ti puoi considerare vincitore se si raggiunge il quorum e i cittadini hanno espresso in maggioranza la posizione che sostenevi. Qui invece abbiamo un’opposizione che non solo dichiara vittoria anche senza aver raggiunto il quorum, ma che proclama la sconfitta della Meloni perché il numero di chi ha votato Sì è superiore al numero di voti ottenuto dal centrodestra. Tra l’altro, cosa non vera. C’è chi poi dice che sapevano benissimo che non sarebbe mai stato raggiunto il quorum. Allora mi chiedo: se sapevate che non avreste raggiunto il quorum, perché ci avete fatto spendere 400 milioni? E se dobbiamo dirla tutta, anche chi ha votato Sì ha votato contro leggi fatte dalla sinistra, non contro leggi fatte da noi. Quindi cerchiamo di essere onesti: a me pare sia stato un referendum sulle opposizioni più che sul governo e che il responso sia stato abbastanza chiaro».

Dopo un risultato così netto, soprattutto sul quesito sulla cittadinanza, secondo lei si può pensare di riformarla in Parlamento?
«Direttore, lei conosce bene la mia posizione. Io penso che chiedere di ridurre gli anni di residenza da 10 a 5 per ottenere la cittadinanza sia una sciocchezza. Solo chi vive nei salotti poteva pensare che fosse una buona idea. E, se posso dire, denota anche un certo provincialismo: ormai sono tantissime le persone che vivono più di 5 anni in un Paese straniero e poi si trasferiscono altrove. Secondo la logica di chi propone di dimezzare i tempi, queste persone ogni 5 anni avrebbero diritto a una nuova cittadinanza. Non mi sorprende che anche molti elettori di sinistra, più di quelli che immaginassi, abbiano bocciato il quesito. Io rimango dell’idea che in Italia ci sia un’ottima legge sulla cittadinanza. Oltretutto, di recente abbiamo approvato un disegno di legge per bloccare gli abusi sul fronte dello ius sanguinis, andando ad intervenire contro chi paventava origini italiane. Questo perché riteniamo che la cittadinanza sia una cosa seria. Poi, se il Parlamento vorrà discutere con buon senso di soluzioni per migliorare, per esempio, l’iter di chi fa richiesta della cittadinanza a 18 anni e ne ha diritto, io le valuto senza pregiudizio. Ma per il resto, ho idee molto chiare e sono molto contenta di essere sulla stessa linea della stragrande maggioranza degli italiani. Non solo penso che il Parlamento non debba modificare la legge, ma spero anche che nessuno presenti una proposta perché vorrebbe dire non tenere conto quello che vogliono gli elettori».

Dissero che la destra al governo avrebbe creato l’armageddon finanziario e sarebbe crollato tutto. Intanto però lo spread è a 90 punti, le agenzie di rating hanno dato un parere positivo del lavoro dell’Italia, la produzione industriale è tornata a crescere. Nella prossima legge di bilancio firmata Meloni-Giorgetti farete un taglio delle tasse?
«Grazie per aver ricordato che quando ci siamo insediati a ottobre 2022 molti pensavano che non saremmo stati neppure in grado di scrivere una legge di bilancio e che ciò avrebbe portato a una repentina caduta del governo. Mi pare sotto gli occhi di tutti che abbiamo smentito i pronostici. Abbiamo fatto tre leggi di bilancio che hanno rafforzato la nazione e che hanno dato ossigeno alle famiglie e alle imprese. Sono fiera del fatto che l’Italia si presenti al mondo forte e credibile, in un quadro economico molto complesso. Sono fiera che l’economia italiana stia dimostrando tutta la sua solidità e resilienza: quest’anno il Pil è cresciuto dello 0,3 rispetto al trimestre precedente e dello 0,7 rispetto al primo trimestre del 2024, facendo meglio di Francia e Germania. Lei citava l’andamento dello spread che si è più che dimezzato dal nostro insediamento. La Borsa ha registrato performance record, i titoli pubblici italiani hanno ritrovato il loro appeal; sulle agenzie di rating non dico nulla ma loro confermano che l’Italia è tornata appetibile per gli investitori. Leggevo poi un dato che è stato poco pubblicizzato: gli investimenti esteri diretti sono aumentati del 5%, mentre in Europa diminuiscono. Penso siano dati importanti per l’Italia. Poi, dopo di che, vuol dire che va tutto bene e che il nostro lavoro è finito? No, vuol dire che le cose vanno un po’ meglio e vuol dire che la strategia è giusta. Bisogna continuare nella stessa direzione, consolidando la tendenza economica positiva che stiamo registrando così da rafforzare la domanda interna e proseguire nel percorso di taglio delle tasse».

Leggo un po’ di dati: più 141mila occupati nel trimestre, più 412mila nell’anno. L’Italia continua ad avere un boom dell’occupazione, siamo al 62,7% che è il record storico. Secondo me è frutto anche della stabilità del governo.
«Io credo che sia merito di una maggioranza coesa e di una strategia chiara. Oggi l’Istat certifica che abbiamo raggiunto nuovi record positivi in ambito occupazionale e questa è la cosa che mi rende più fiera. Non ci sono mai stati così tanti italiani che hanno avuto un lavoro dall’Unità d’Italia. E si tratta di lavoro di qualità perché quelli che aumentano sono i contratti a tempo indeterminato. Aumenta il lavoro autonomo, diminuisce quello precario e, come segnala l’Istat, è il decimo trimestre consecutivo che cala la precarietà. Questo è un messaggio per chi ci dice “combattiamo la precarietà”, ma poi, in realtà, è stato questo governo a farlo. Da quando siamo al governo sono stati creati più di un milione di posti di lavoro. Lo dico anche perché oggi è un anniversario importante in cui ricordiamo il presidente Silvio Berlusconi. Lui, che sul milione di posti di lavoro costruì una delle sue campagne più efficaci, oggi sarebbe fiero di noi. Un altro dato di cui vado molto fiera è che abbiamo raggiunto il record di occupazione femminile, un’altra bella risposta a certe polemiche. Di chi è il merito di questi dati? Il governo non crea posti di lavoro, sono le imprese a crearli. Quello che il governo può e deve fare è creare le condizioni perché l’economia possa crescere.
Da questo punto di vista, è fondamentale la stabilità di governo e la serietà nella gestione dei conti pubblici perché fa crescere la fiducia degli investitori. L’ultima immissione di Btp – 17 miliardi sul mercato – ha portato richieste per 210 miliardi. E, vorrei aggiungere, sono importanti le misure per incentivare chi assume e investe, le misure per rafforzare lo stipendio netto in busta paga e le misure per il Sud. Oggi abbiamo nominato Luigi Sbarra sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega al Sud perché vogliamo dare un messaggio chiaro: continuare a rafforzare l’occupazione nel Mezzogiorno perché in questo periodo è stato la locomotiva d’Italia, crescendo più di tutto il resto del Paese. Quello che cerchiamo di fare è un circolo virtuoso: più occupazione, aumentando il potere d’acquisto e stimolando così i consumi interni che fanno crescere l’economia. In questo modo si incentivano le aziende a creare nuovi posti di lavoro».

Lei ha avuto modo di incontrare recentemente Donald Trump. Su di lui si è detto di tutto: mi dà una sua interpretazione autentica dei vostri rapporti?
«Io penso che Donald Trump sia un leader coraggioso, schietto e determinato, che difende i suoi interessi nazionali. Io penso di essere altrettanto coraggiosa, schietta e determinata nel difendere i nostri interessi nazionali; quindi, ci capiamo bene anche quando non siamo d’accordo. Penso che fra nazioni alleate e amiche come sono Italia e Stati Uniti ci si debba parlare con franchezza. Quello che ho sempre fatto con tutti, l’ho fatto anche con il presidente Trump perché l’Italia cercherà sempre di perseguire interessi comuni. Ma sia chiaro che la priorità resta il nostro interesse nazionale. Dopo di che continuo a credere che il ruolo dell’Italia debba essere quello di avvicinare le due sponde dell’Atlantico. Grazie al lavoro diplomatico dell’Italia si è riaperto un dialogo fra Italia e Usa; ora l’obiettivo dev’essere trovare un accordo reciprocamente vantaggioso dal punto di vista economico».

Cosa pensa della lite che c’è stata tra Trump e Musk?
«Su Musk penso che questo contrasto smonti la narrazione di questi mesi che parlava di un sodalizio fra la destra politica e il potere tecno-finanziario. Invece, parliamo di persone che possono decidere di avere ottimi rapporti. Nel merito, ho visto che Musk si è scusato per alcuni suoi post dicendo di essere andato oltre e penso abbia fatto bene. Dall’altro lato, ho visto che il presidente Trump si è detto disponibile a una ricomposizione che sarebbe una buona notizia».

Come sono i suoi rapporti con Papa Leone XIV?
«Il Pontefice per ora l’ho incontrato brevemente, ci ho parlato al telefono e dovrei vederlo nelle prossime settimane. Fin dall’inizio ho avuto l’impressione di un uomo fermo nella fede e consapevole della missione che gli è stata affidata. Ci ha già regalato qualche insegnamento: “Non importa essere perfetti, ma è necessario essere credibili”. Penso sia un insegnamento straordinario, soprattutto per chi, come me, rappresenta gli altri. Quello che conta è l’esempio. La coerenza, l’impegno che metti in ciò che fai, consapevole che ogni tanto puoi inciampare».

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