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Iran, tam tam su Khamenei: "Gli Ayatollah hanno fatto le valigie"

di Amedeo Ardenza domenica 15 giugno 2025

3' di lettura

Da operazione chirurgica a guerra aperta. L’attacco israeliano contro gli impianti nucleari e la basi militari iraniane scattato venerdì prima dell’alba non è rimasto senza risposta. Sui suoi minareti il regime degli ayatollah ha issato la bandiera rossa della vendetta lanciando dapprima un centinaio di droni contro lo Stato ebraico, che li ha intercettati tutti, e passando poi a 200 missili balistici esplosi a ondate contro quella “entità sionista” la cui distruzione Teheran invoca da decenni. Israele è dotato di uno scudo contro i missili a breve, medio e a lungo raggio ma neppure quello israeliano è un sistema perfetto.

E, anche al netto dell’assistenza militare del cacciatorpediniere americano USS Thomas Hudner, che incrocia al largo di Israele ed è dotato di batterie antimissile, i proiettili iraniani caduti su Ramat Gan e Rishon Lezion hanno ucciso tre persone mentre 80 sono rimaste ferite. Città israeliane deserte – il governo di Benjamin Netanyahu aveva dato ordine alla popolazione di nascondersi nei rifugi – con alcuni palazzi in fumo colpiti dai missili iraniani. Anche tre diplomatici europei sono rimasti feriti in modo lieve in una torre di Tel Aviv. In attesa di una seconda nave da guerra americana già in viaggio verso il Mediterraneo orientale, alla Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, si è rivolto ieri il ministro della Difesa di Gerusalemme, Israel Katz. Se continuerete a lanciare missili contro Israele, «Teheran brucerà». A Katz ha risposto il presidente iraniano Masoud Pezeshkian promettendo una «risposta più decisa e potente» in caso di ulteriori attacchi contro il territorio della Repubblica Islamica. Ma gli israeliani non si sono fatti impressionare: in un messaggio video diffuso sabato, Netanyahu ha assicurato che nel «futuro molto prossimo, vedrete aerei israeliani sopra i cieli di Teheran: colpiremo ogni sito e ogni obiettivo del regime degli ayatollah». Ed è stato di parola. L’Iran dispone di migliaia di missili balistici ma è quasi privo di una difesa antiaerea. Così per il secondo giorno consecutivo i caccia e i droni d’Israele hanno preso ancora di mira gli impianti nucleari, le caserme e altri nodi infrastrutturali della Repubblica islamica.

L’agenzia iraniana Fars ha scritto che un incendio è divampato presso il giacimento di gas di South Pars (il più grande del mondo) a seguito di «un attacco del regime sionista». In fiamme anche la raffineria di Asaluyeh, sempre nella provincia meridionale di Bushehr. Colpita anche la base militare di Zarandiyeh Basij nel centro del Paese; qua due Guardiani della Rivoluzionarie hanno perso la vita. L'Idf afferma inoltre di aver colpito una base missilistica sotterranea nell'Iran dell’ovest.

Pressione israeliana al massimo sugli ayatollah: ieri è stata confermata la morte del contrammiraglio Ali Shamkhani, consigliere di Khamenei. Forte anche di una serie di bombardamenti di edifici di lusso a Teheran riservati agli alti papaveri del regime, ieri Netanyahu ha affermato che «i leader più importanti dell'Iran stanno già facendo le valigie: hanno capito cosa sta per succedere».

Del conflitto ha parlato Papa Leone XIV lanciando un appello «a costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare». Donald Trump ha parlato di due guerre: «Il presidente russo Vladimir Putin mi ha chiamato questa mattina per farmi gentilmente gli auguri di compleanno ma soprattutto per parlare dell'Iran. Lui ritiene, come me, che questa guerra tra Israele e Iran debba finire. Al che gli ho spiegato che anche la sua guerra dovrebbe finire». La Russia "ha espresso la sua disponibilità a proseguire i negoziati con gli ucraini, come concordato, dopo il 22 giugno", affermava intanto da Mosca il consigliere del Cremlino per la politica estera, Iuri Ushakov.

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