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Nicola Molteni, la promessa: "Come tuteleremo gli agenti che sparano ai criminali"

di Massimo Sanvito lunedì 16 giugno 2025

3' di lettura

Onorevole Molteni, le forze dell’ordine chiedono di rivedere le norme relative all’automatismo dell’iscrizione nel registro degli indagati per gli agenti...
«Hanno ragione e ci stiamo lavorando. Di tutela processuale si era iniziato a discuterne dopo il caso del comandante dei Carabinieri di Verucchio (indagato per aver ucciso un uomo che aveva appena accoltellato quattro persone minacciandone altre, ndr) ed è nostra intenzione andare fino in fondo».

In che modo?
«Abbiamo già allo studio una norma per completare quanto introdotto nel decreto sicurezza: la sommatoria tra tutela legale, ovvero i 10mila euro per ogni grado di giudizio destinati agli agenti, e tutela processuale garantirà la piena operatività delle forze di polizia. Questa è la precondizione affinché siano messe nella condizione di fare al meglio il proprio lavoro. Serve una norma aggiuntiva: l’agente che nell’adempimento dei suoi doveri usa legittimamente le armi per uno stato di necessità non deve essere indagato. La criminalizzazione di chi indossa una divisa va evitata».

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Nicola Molteni, leghista, sottosegretario al Ministero degli Interni, ha seguito dall’inizio l’iter del disegno di legge sicurezza, poi diventato decreto, cominciato nel 2023. L’ostruzionismo ideologico delle opposizioni ha rallentato i tempi ma non impedito l’approvazione di un testo che - come riportato dai sondaggi - è apprezzato da oltre l’80 per cento degli italiani. Vinto il primo round, si apre ora una seconda partita. L’iscrizione nel registro degli indagati dei due poliziotti che giovedì hanno ucciso il killer del brigadiere Carlo Legrottaglie, durante un conflitto a fuoco nelle campagne brindisine, sta facendo gridare vendetta l’Italia perbene. Quella che crede ancora nella legalità. Ed ecco aprirsi il secondo fronte: l’abolizione del solito “atto dovuto” che scatta per chi, indossando una divisa, si trova costretto a usare le armi e finisce per uccidere o ferire.

Lo sa che da sinistra grideranno allo scandalo, vero?
«Certo, ed è perché non amano la polizia. Premesso poi che la norma a cui pensiamo non dovrà valere solo ed esclusivamente per gli agenti, ovviamente non si tratterà di uno scudo penale né di una licenza a uccidere. Le forze dell’ordine rappresentano la legge e non andranno mai fuori dall’ordine giudiziario. Qui il discorso è un altro: se un poliziotto o un carabiniere finisce nel registro degli indagati, nonostante abbia fatto il suo lavoro cioè garantire la sicurezza dei cittadini, si ritrova penalizzato sia da un punto di vista economico che da un punto di vista disciplinare. Penso alle carriere bloccate... E questo non è giusto».

Ci saranno altre modifiche al decreto sicurezza?
«Questo decreto non è un punto di arrivo ma un punto di partenza. Su sgomberi lampo, terrorismo, truffe agli anziani e daspo dalle stazioni si stanno vedendo già i primi risultati ma non ci accontentiamo. Estenderemo gli sgomberi alle seconde case ed entro fine anno faremo un nuovo decreto sicurezza con norme rafforzate».

Per quanto riguarda invece la Polizia Locale?
«C’è un progetto di legge incardinato alla Camera per la riforma del corpo ma siamo convinti che serva un decreto legge per accelerare i tempi: l’ammodernamento delle polizie locali è la grande sfida, perché non possono più essere considerate di serie B. Il loro contributo, in termini di sicurezza, è fondamentale e strategico».

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