Hanno trovato il Federatore. Ma quale Paolo Gentiloni, ma quale Ernesto Maria Ruffini? Ma quale “politico”, ma quale “civico”? E – con tutto il rispetto – ma quale Elly Schlein? E ancora – pensando ai padri nobili del centrosinistra – ma quale Romano Prodi, ormai cinesizzato, perfino con un accenno di occhi a mandorla? Signore e signori, non c’è storia e non c’è partita: altro che laici e cattolici, altro che piddini e grillini, altro che centristi da recuperare negli scantinati di qualche museo. Il federatore c’è, e ha barba e turbante: si tratta della guida suprema Khamenei. Nella sinistra italiana, hanno cercato per anni un “papa straniero”: alla fine della fiera, di straniero hanno trovato l’ayatollah.
Scherziamo amaramente? Sì, ma fino a un certo punto. Ora il tiranno è un po’ messo male, nascosto in qualche bunker, alla disperata ricerca di un salvacondotto per un esilio che gli salvi la pelle, terrorizzato all’idea di essere circondato da spie e traditori. Ma non sa – se lo sapesse, sarebbe interessante conoscere la sua reazione – dello slancio di emozione e commozione che la sua figura suscita nella sinistra italiana, quasi senza eccezioni.
Ma come? $ un orrendo dittatore. Per gli oppositori, ha sempre previsto galera-tortura-morte. Per gli omosessuali, persecuzione e uccisione. Per le donne, segregazione. Per le adultere, lapidazione. Eppure – dalle parti della sinistra italiana – è scattata una via di mezzo tra un’amnistia e un’amnesia. $ tutto condonato, anzi meglio: tutto dimenticato. Direte voi: ma non è possibile. Ci hanno ammorbato per anni contro il patriarcato, e adesso stanno con il rappresentante di un clero violento e oscurantista? Ma che c’entra: il patriarcato va condannato se è “italiano”. Se invece è islamista, è tutta un’altra cosa. «$ un discorso più complesso», vi spiegherà qualche fenomeno progressista. E così siamo davanti a una specie di Khamenei trasfigurato. Lo presentano come un aggredito, mica come la testa del serpente. Come uno sotto assedio, mica come il principale avvelenatore del Medio Oriente, in via diretta o per mezzo dei suoi tentacoli (Hamas, Hezbollah, Houthi).
E così, ecco un Pd imbarazzatissimo, che non riesce a dire mezza parola minimamente netta contro un regime sanguinario e feroce. Ecco Conte, che sparacchia contro Netanyahu, seguito a ruota dal duo Fratoianni & Bonelli. Ecco l’ineffabile Magi (assolto per non aver compreso il fatto), che sta lì a esibire rozzi cartelli anti-Meloni. Ed ecco non pochi partecipanti al Pride, pure loro – incredibilmente – incapaci di ricordare cosa accada in Iran alle persone omosessuali. Meglio sparare a palle incatenate contro Israele, che pure ha una notoria quanto meritoria tradizione tollerante e “friendly” verso ogni orientamento e preferenza sessuale.
Dunque, il Federatore c’è. E i “federati”, i “federandi”, i “federabili”? A essere severi (ma giusti), ci sarebbe da invitarli a partire al più presto per Teheran. Ma non è il caso, non se ne andranno, non ci pensano proprio: per larga parte dell’estate li troverete ancora qui, di mattina a rilasciare dichiarazioni ai tg da Piazza Montecitorio, e di pomeriggio al mare sul litorale laziale. La situazione è tragica ma non seria, ammoniva Flaiano.