A piazza Vittorio Emanuele II si sono dati appuntamento Potere al Popolo, sindacalismo di base e centri sociali. Porta San Paolo, piazzale Ostiense,sarà invece il punto di ritrovo della manifestazione più istituzionale, dove ci sarà un pezzo del “campo largo” (una delegazione del Pd, M5s con Giuseppe Conte e Avs) e la Cgil con Maurizio Landini. La novità del giorno è che i dem hanno rotto gli indugi: nonostante la resistenza della componente interna più riformista, una rappresentanza del partito parteciperà alla marcia “Stop rearm Europe. Welfare, not warfare”. «Qualcuno del Pd ci sarà», confermano fonti del Nazareno, che tuttavia escludono la partecipazione della segretaria Elly Schlein, che quel giorno sarà impegnata ad Amsterdam in riunioni europee. Per l’ex segretario Pier Luigi Bersani, i dem fanno bene a essere in piazza: «Con questo programma di riarmo non si può essere d’accordo».
Peccato che il contrasto al piano di riarmo e all’incremento degli investimenti per la difesa in sede Nato sia solo una parte della piattaforma programmatica dell’adunata, destinata a prendere di mira Israele, come anticipato domenica dallo stesso Conte. «Israele si prepara all’invasione finale di Gaza e a portare a compimento il piano di eliminazione del popolo palestinese», era scritto nel comunicato diffuso al momento della decisione di scendere in piazza nel nome del «no» a «guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo».
Figurarsi ora, con lo Stato ebraico impegnato nelle operazioni militari contro l’Iran che stanno minando il potere della teocrazia di Teheran. Così si arriva a un paradosso: mentre il regime degli ayatollah rantola, il centrosinistra italiano si chiude nel suo personale bunker ideologico, di contrasto a Israele. A spalleggiare i tre quarti del “campo largo” ci saranno oltre 430 tra reti, organizzazioni sindacali, politiche e sociali. Tra gli altri, ci saranno Arci, Greenpeace, Anpi, Emergency e anche le toghe di Magistratura democratica, la corrente progressista dell’Associazione nazionale magistrati. Quel che è certo è che la giornata di sabato prossimo, a Roma, si preannuncia carica di tensione per i due appuntamenti in contemporanea - dalle ore 14 contro il programma di riarmo europeo e a favore della «resistenza palestinese».
Una data scelta non a caso dai promotori delle proteste, visto che coincide con il vertice Nato dell’Aia, in Olanda, dove sarà messo a punto il programma di aumento della spesa militare. Se a tutto ciò aggiungiamo il nuovo fronte di crisi in Medio Oriente tra Israele e Iran, il quadro è completo. Basta dare un’occhiata alle rivendicazioni programmatiche delle due piazze sui social per capire che adesso è il governo di Netanyahu il bersaglio grosso delle manifestazioni. L’adunata dei “radicali” ha diffuso un volantino nel quale Israele è definito uno «Stato terrorista». Nella lista delle adesioni ci sono, oltre a Potere al Popolo e Usb, Movimento No Tav, Comitato No Ponte, Comunità palestinese di Roma, Associazione dei palestinesi in Italia, Movimento studenti palestinesi. Oltre alle principali sigle della rete antagonista, come ad esempio Osa di Bologna, Ex Opg “Je so pazzo” di Napoli e Contropiano.
Proprio sul giornale comunista on line è riportato un appuntamento che rende bene il clima nel quale si terrà la manifestazione di sabato: per oggi, alle 18, dopo il concentramento in piazza Thorvaldsen, a Valle Giulia, è previsto il tentativo di raggiungere l’ambasciata israeliana. Motivazione: «Oggi più che mai è necessario continuare a mobilitarci al fianco del popolo palestinese, contro Israele e contro il sionismo, che ancora una volta dimostrano di essere un pericolo per il mondo e per tutta l’umanità». E su X l’ex presidente della Fiom Cgil, Giorgio Cremaschi, ha commentato così la notizia del drone iraniano vicino alla casa del premier israeliano: «Peccato, se il drone avesse raggiunto Netanyahu saremmo in un mondo un poco migliore».