Altra piazzata rossa, altra manifestazione per chiedere la fine della guerra, del riarmo e del “genocidio in corso a Gaza”. Questo il ritornello della sinistra che oggi sfila da Porta San Paolo al Colosseo, a Roma, corto promosso da oltre 400 associazioni. Ma l’evento, anziché ricompattare il fronte delle opposizioni, come al solito ne ha mostrato ancora una volta le profonde spaccature, soprattutto nel campo della sinistra.
In piazza ci saranno il leader del M5s, Giuseppe Conte, e i co-portavoce di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Grande assente Elly Schlein, impegnata ad Amsterdam al congresso dei Verdi e Socialisti europei insieme a Peppe Provenzano. Una scelta che, di fatto, l'ha tenuta lontana da un appuntamento potenzialmente - e sostanzialmente - divisivo. “Chi vorrà partecipare, lo farà a titolo personale”, ha precisato il Pd, con il deputato Arturo Scotto tra i pochi a dichiarare pubblicamente la propria presenza.
Assente anche Carlo Calenda, che ha liquidato l’iniziativa con parole taglienti: "È tutto un gioco di piazze. Noi non andremo in nessuna piazza. Se Dio vuole, porto mia figlia al mare", ha scandito il leader di Azione, marcando ancora una volta la distanza del suo partito dalle mobilitazioni di piazza a trazione progressista.
Al netto dell'assenza della Schlein, il Pd ha firmato insieme a M5s e Avs una mozione parlamentare unitaria che chiede al governo Meloni la revoca immediata del memorandum d’intesa con Israele nel settore militare e la sospensione di ogni forma di cooperazione bellica con Tel Aviv. Insomma, le opposizioni sempre più schierate con gli ayatollah.
“La guerra tra Israele e Iran – si legge nella nota congiunta firmata da Bonelli, Conte, Fratoianni e Schlein – ha distratto l’attenzione internazionale dai crimini contro l’umanità in corso a Gaza e dai piani coloniali di annessione della Cisgiordania. Non lasceremo che l’Italia venga macchiata dalla pavidità di Meloni e dei suoi epigoni. Abbiamo chiesto con forza sanzioni contro Israele per la sistematica violazione del diritto internazionale. Ma il governo continua a voltarsi dall’altra parte”.
E ancora, Giuseppe Conte si scaglia contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo che Bibi ha lamentato, in un’intervista, il secondo rinvio del matrimonio del figlio a causa dei lanci di missili, il leader pentastellato ha risposto su X: "Netanyahu piange per le nozze del figlio, ma ha già sterminato 60mila palestinesi, tra cui oltre 16mila bambini. Un giorno qualcuno nel nostro governo dovrà rendere conto del perché abbiamo macchiato i nostri valori e il nostro tricolore per coprire un criminale", ha concluso Conte, sempre più violento nei suoi attacchi contro Israele e Netanyahu.