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Barbie delle Brigate rosse? A sinistra tutti muti

di Simone Di Meo venerdì 27 giugno 2025

3' di lettura

A sinistra han perso le parole. Davanti alla maglietta inneggiante alle Brigate rosse, esibita da una studentessa dell’Università di Trento, i progressisti si sono chiusi a riccio, imbarazzati. A denunciarlo è Susanna Donatella Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama: «Registriamo il silenzio della sinistra che, come al solito, quando si tratta di esprimere condanne nette e ferme, verso quel versante, fatica molto.

Lo conferma anche l’atteggiamento della stessa Selvaggia Lucarelli che, anzi, ha invitato ad essere comprensivi con i “giovani d’oggi”, perché dal 1978 a oggi è passato molto tempo». Poi la staffilata: «Comprensione che evidentemente scompare quando si tratta di giudicare altre magliette, come quella di Enrico Montesano con il simbolo della X Mas. Allora si arrivò a parlare di apologia del Fascismo mentre, per le magliette delle Br, si invoca comprensione o addirittura silenzio. È la solita sinistra che, dagli anni ‘70, non è mai cambiata».

Al centro dell’episodio c’è Agnese Tumicelli, studentessa e fino a pochi giorni fa presidente del consiglio studentesco dell’ateneo trentino. Su Instagram ha pubblicato alcune immagini in cui indossa una t-shirt dedicata a Barbie con la sigla del gruppo fondato da Renato Curcio, la stella a cinque punte, una pistola, un passamontagna, un piede di porco e la Renault 4 rossa, che rimanda al sequestro Moro, e persino l’icona stilizzata dello schermo tv col profilo del presidente della Dc in ostaggio.

Dopo la diffusione delle foto, la giovane ha rimosso i contenuti e si è scusata pubblicamente: «Non ho mai inteso fare apologia o anche solo satira sugli anni di piombo. Non faccio parte di nessun movimento radicale o estremo, anzi, collaboro da sempre con un’associazione studentesca che si riconosce fieramente nei valori democratici». Frasi che non hanno, comunque, frenato la slavina. Il giorno successivo ha presentato le dimissioni da ogni carica accademica.

Il consiglio studentesco, in una nota, ha precisato che la ragazza «si assume la completa responsabilità del gesto e si scusa profondamente con l’Università e l’intera comunità studentesca», aggiungendo: «Come dimostra la storia e il quotidiano operato di Agnese – verificabile da tutti – c’è un profondo e totale distanziamento dai disvalori e dall’operato del terrorismo estremista di ogni fronda».

Sul piano istituzionale, il caso ha portato alla presentazione di un’interrogazione parlamentare da parte del coordinatore regionale di Fratelli d’Italia per il Trentino-Alto Adige, Alessandro Urzì, che ha sollecitato l’ateneo a intervenire con decisione. Ma è la voce di Potito Perruggini Ciotta, presidente dell’Osservatorio “Anni di piombo per la verità storica”, a riportare l’attenzione sul nodo culturale irrisolto: «Purtroppo, mentre risultano le prese di distanza delle organizzazioni studentesche, i partiti di sinistra continuano ad essere “cattivi maestri”. Forse non capiscono che il loro mancato intervento contro questi atti equivale a un sostegno? Le presenze di circostanza alle manifestazioni solenni non servono a nulla». E conclude con una riflessione tutt’altro che retorica: «Forse il problema è che non si studia abbastanza la storia recente. Questo mi fa capire che il nostro lavoro per promuovere la conoscenza di quegli anni è ancora attuale così come la richiesta di pacificazione nazionale». La domanda vera però è un’altra: la sinistra è davvero disponibile a fare questo passo?

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