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Mimmo Lucano, il tribunale lo dichiara decaduto: non è più sindaco di Riace

martedì 1 luglio 2025

2' di lettura

"La resistenza continua. Ormai ci ho fatto l'abitudine. E non mi arrendo". Mimmo Lucano annuncia l'ennesima battaglia dopo che il tribunale di Locri lo ha dichiarato decaduto da sindaco di Riace. Nei confronti del primo cittadino, che è anche europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, i giudici hanno applicato infatti la legge Severino, a causa della condanna ad un anno e mezzo di reclusione per falso comminatagli nel processo "Xenia" per i presunti illeciti nella gestione dell'accoglienza dei migranti nel paese. Lucano, ha detto lui stesso, resterà comunque sindaco e continuerà ad esercitare le funzioni di primo cittadino fino a quando la condanna non diventerà definitiva con l'eventuale conferma da parte della Corte di cassazione.

Con la dichiarazione di decadenza i giudici di Locri hanno accolto il ricorso che era stato presentato al Tribunale civile dalla Prefettura di Reggio Calabria in seguito alla condanna per l'unico capo d'imputazione per il quale Lucano é stato giudicato colpevole rispetto ai 19 contestatigli originariamente. Il falso per il quale Lucano è stato condannato riguarda una delle 57 delibere che erano oggetto dell'inchiesta condotta dalla Procura di Locri. Un unico episodio di falso che, secondo la Prefettura di Reggio Calabria, ha fatto scattare l'ineleggibilità di Lucano e, di conseguenza, la sua decadenza. Nella sentenza emessa dal Tribunale di Locri si afferma, in particolare, che "le condotte ascritte a Lucano concernono una tipologia di reato che non può che concretizzarsi nell'esercizio delle funzioni pubbliche ed in violazione dei doveri che discendono dalla pubblica investitura, dalla descrizione normativa della fattispecie stessa e dal capo di imputazione".

Nel corso del procedimento civile i difensori di Lucano, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Saitta, avevano contestato la richiesta di decadenza avanzata dalla Prefettura, sostenendo che il falso addebitato non rientra tra quelli previsti dalla legge Severino in quanto, la normativa "richiede, oltre al requisito della condanna e alla reclusione per un periodo superiore ai sei mesi, anche la verifica in concreto della sussistenza dell'abuso dei poteri o della violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio". "L'unico reato che mi può essere contestato - ha detto ancora Lucano commentando la sentenza del Tribunale di Locri - è di avere proposto una soluzione umana rispetto a una narrativa che giustifica la protezione dei confini e la percezione dei migranti come i nemici. Per Riace, invece, sono stati preziosi cittadini. Ovviamente con i miei legali presenteremo appello contro questa sentenza, che reputo assolutamente ingiusta".

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