Il ministro della Cultura censurato dal Corriere della Sera? E' lo stesso Alessandro Giuli a sollevare il caso su X: "Ecco che cosa pensava ieri il Corriere della Sera prima di censurare la mia intervista. Serve altro?".
Nel post il ministro della Cultura trascrive la conversazione avvenuta con il giornalista (non menzionato) che lo aveva intervistato. Il Corriere, così scrive Giuli, commenta così l'intervista: "A me pare molto bella densa e puntuale. Non rischiamo di dare del perditempo a Ernesto?", al che il ministro risponde: "Possiamo sostituire con 'alcuni'. Oppure 'c'è chi dice'". E il cronista replica: "Okkk". Il post si inserisce nel duello tra via del Collegio Romano e via Solferino, iniziato con l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di sabato 11 luglio.
Il giorno dopo, cioè ieri, Giuli ha dato un'intervista al quotidiano, che però oggi non è uscita. Colpa, sostiene il ministro in un post Facebook in cui ha pubblicato la bozza integrale dell'intervista, della risposta su Galli della Loggia, in cui lo definiva 'perditempo' e ricordava il suo incarico ministeriale. La direzione del Corriere ha scritto all'agenzia Adnkronos spiegando di essere pronta a pubblicare una lettera di risposta del ministro all'editorialista, e che la polemica sollevata è "pretestuosa e senza fondamento", visto che nell'intervista si sarebbe concentrato "esclusivamente chiedendo le dimissioni [di Galli della Loggia] da un incarico culturale con un contorno di insulti". Con questo ulteriore post su X il ministro intende dunque far capire che il giudizio del quotidiano sull'intervista non era lo stesso della nota inviata stamattina.
Dal canto suo, Galli della Loggia risponde a Giuli precisando i termini dell'incarico. "La 'poltrona di lusso' di cui fantastica il ministro consiste in un incarico non retribuito che mi ha tenuto impegnato per non più di alcune mattinate", scrive Galli della Loggia in una nota. "Mi è costato 150-200 euro di taxi, di cui ho fatto volentieri dono all'amministrazione del mio Paese". Lo storico aggiunge che le decisioni contestate dal ministro - tra cui la mancata approvazione delle celebrazioni per Boccaccio e le valutazioni su Gentile e Papini - sono state "debitamente motivate" nei verbali e non avevano nulla a che fare con giudizi di valore sugli autori.