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Rampelli zittisce la sinistra: "Perché dovete ringraziare Giorgia Meloni"

martedì 15 luglio 2025

2' di lettura

"La discussione sui dazi è legittima ma credo sia un po' anticipata e così come la pone la sinistra rischia di essere dannosa". A tirare le orecchie alle opposizioni ci pensa Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d'Italia, ospite di Agorà Estate su Rai 3.

"Si potranno tirare le somme ed esprimere giudizi all'indomani del primo agosto. Tutto ciò che avviene ora, soprattutto se non c'è prudenza, rischia di danneggiare il negoziato. Il presidente Meloni sta svolgendo il suo ruolo alla luce del sole e non si è mai sottratta al confronto con il Parlamento. L'Italia non ha la titolarità per guidare la trattativa, di competenza esclusiva dell'Ue, ma ha fatto da facilitatore al rapporto tra Trump e Von der Leyen per evitare quel 'muro contro muro' che avrebbe devastato i nostri interessi".

"È per questo - aggiunge Rampelli, vicepresidente della Camera - che tutti dovrebbero ringraziare Giorgia Meloni, che non ha sbagliato un colpo. Ovvio, poi, che si sia lavorato sulle reazioni nel caso in cui il negoziato fallisse, ma è altrettanto ovvio che si cerchi fino all'ultimo giorno di portare a casa un risultato favorevole per l'Italia e l'Europa convinti che la guerra commerciale sia controproducente anche per chi la inizia. C'è un tempo per dialogare e uno per reagire. Inutile paragonare il risultato del Regno Unito che non fa parte dell'Unione europea e ha una capacità di relazione autonoma da Bruxelles".

"A prescindere da come la si pensi sulla postura del presidente della Commissione europea (ricordo che FdI non l'ha votata) se fosse stata approvata la mozione di sfiducia a Strasburgo sarebbe significato indebolire ancor di più l'Ue nella trattativa e poi il voto avrebbe colpito tutta la Commissione, compreso i commissari italiani. Tuttavia - conclude Rampelli - questa posizione di equilibrio non ha impedito al presidente Meloni di invitare l'Europa a rimuovere gli 'autodazi' eliminando procedure burocratiche asfissianti per le imprese, rivedendo trattati e direttive fuori dal tempo. Come il Green deal che sta uccidendo l'industria pesante continentale e le attuali non-regole della libera concorrenza che, senza reciprocità, creano divari inaccettabili tra gli Stati nazionali". 

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