L’interessato scarica ogni responsabilità sui suoi uomini: «In vita mia non mi sono mai occupato di affidamenti, mi sono sempre appoggiato sui miei dirigenti», si difende. Non è un comportamento molto cavalleresco, anche perché il fatto è che è stato lui a volerli, i suoi dirigenti, fortemente. In una realtà di provincia poi, dove tutto è a portata di bicicletta, il mezzo ecologico con cui Matteo Ricci ama scalare il potere, non è credibile che un’intera squadra di gregari pedali senza riferire al capitano. E infatti la procura di Pesaro non gli crede.
L’ordinanza è chiara: «Ricci compiva direttamente, o comunque faceva compiere, atti contrari ai doveri d’ufficio a dirigenti e funzionari, abusando della propria influenza e della propria qualità in violazione ai propri doveri di controllo nonché in violazione delle regole di trasparenza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, in cambio di utilità per sé, per Massimiliano Santini e per Stefano Esposito». Risultato, l’ipotesi di reato per il candidato del campo progressista, in un’inchiesta che vede, tra politici, dirigenti, funzionari e imprenditori, 24 indagati, è concorso in corruzione, articolo 319 del codice penale.
LE TESI DEI PM
«L’accusa dice che non avrei mai ottenuto alcuna utilità patrimoniale», si difende ancora Ricci, dicendosi «amareggiato e sorpreso». E infatti i magistrati gli imputano di «aver lucrato consenso politico». È un reato, per un politico, cercare voti? Dipende come, pare essere la risposta della procura. Una cosa è certa: quando Ricci dichiara di essere sorpreso, è ancor meno credibile di quando dice di non sapere nulla. La notizia che è indagato era un po’ il segreto di Pulcinella nelle Marche. Un paio di mesi fa, l’attuale sindaco di Pesaro, sempre del Pd, Andrea Biancani, era sbottato in conferenza stampa. «Io mi muovo nella legalità, non voglio finire indagato», aveva risposto a chi gli chiedeva perché non si attivasse per trovare sponsor alla squadra di calcio locale. Affermazione sibillina, specie alla luce della frase che compare fin nella prima pagina dell’ordinanza: «Ricci richiedeva sponsorizzazioni a favore del Comune di Pesa ro».
Ma veniamo al teorema dei pm, che oltre alla corruzione prevede i reati di falso ideologico, falso materiale, induzione indebita a dare o promettere utilità, indebita percezione di erogazioni da parte dello Stato. Ricci sarebbe accusato di aver creato un sistema di potere che gli consentiva di affidare appalti diretti per la realizzazione di opere o eventi che gli interessavano in quanto portatori di consenso, attraverso due associazioni culturali fondate appositamente, la Opera Maestra e la Stella Polare.
La legge prevede per le pubbliche amministrazioni la facoltà di commissionare lavori sotto una certa somma senza passare da gare d’appalto e bandi. Però a Pesaro si sarebbe esagerato: piccolo incarico su piccolo incarico, in quattro anni sono state commissionate opere per seicentomila euro e, gira che ti rigira, a guadagnarci erano sempre gli stessi, finiti non a caso nelle carte dell’inchiesta. In più, le due fondazioni non avrebbero avuto i titoli per le assegnazioni, e ciononostante il Comune si sarebbe rivolto a loro con inusitata frequenza, come denunciato sul Resto del Carlino un anno fa da alcuni servizi a firma Antonella Marchionni. Articoli dai quali è partita l’inchiesta e che sono finiti oggetto di ripetute interrogazioni da parte del parlamentare locale di Fratelli d’Italia, Antonio Baldelli.
E ora, che succede, titolava ieri il Corriere Adriatico? Forse per avere la parola definitiva bisognerà aspettare la settimana prossima, il 30 luglio, quando il candidato indagato comparirà davanti ai magistrati. Ma già domani qualcosa si potrebbe sapere. Davanti ai pm è atteso Santini, fondatore di Stella Polare. È l’uomo contro il quale si scagliano maggiormente le accuse dei magistrati, e questa è una pessima notizia per l’ex sindaco, che con lui ha un rapporto fortissimo. Santini infatti è stato eletto consigliere comunale di Ricci nel maggio 2019 ma questi ne ha accettato, e probabilmente sollecitato, le dimissioni già ad agosto, per poi assumerlo nel suo staff personale, conferendogli un incarico di collaborazione fiduciaria, consentito dalla legge sugli enti locali.
L’ex consigliere è accusato di «interferire illegittimamente nella genesi dei provvedimenti emessi dai funzionari comunali e nell’iter delle determinazioni di spesa delle opere pubbliche, sostituendosi di fatto al sindaco, nella piena consapevolezza di questo». A lui e a Stefano Esposto, il fondatore di Opera Maestra, secondo i pm Ricci avrebbe «consentito di ricevere utilità patrimoniali e denaro, ottenendo direttamente per sé utilità non patrimoniali». Ma l’accusa più pesante per Santini è di essersi fatto ritornare, da Opera Maestra dell’amico Esposto, 106.924 euro. Ecco quali: 57mila euro per pagare le consulenze di geometra e geologo per la propria casa, acquistare arredamento, comprare un cellulare e fare le vacanze, con la famiglia e altri ospiti; altri 45mila con due bonifici a titolo di corrispettivo per l’utilizzo da parte di Opera Maestra, aggiudicataria dell’evento, del marchio Palio dei Bracieri, «con ciò rendendo evidente la mera interposizione fittizia dell’associazione come strumento per rendere possibile l’aggiudicazione del contributo comunale», scrivono i pm, e quasi cinquemila euro come rimborso spese. Solo un po’ meno grave, all’apparenza, la posizione di Esposto, al quale i magistrati contestano «di aver ricavato per sé un profitto non dovuto di 82.702 euro, a mezzo di bonifici bancari disposti tra il 2021 e il 2024» - in piena epoca Ricci -, « dai conti intestati alle due associazioni ai propri conti bancari».
IL NODO CANDIDATURA
Insomma, se le accuse si riveleranno fondate, Ricci o è del tutto innocente e quindi anche un po’ tonto, o ha chiuso gli occhi perché pensava di guadagnarci. Subito dopo aver dato la notizia di essere indagato, ma forse è più verosimile la ricostruzione non ufficiale, ovverosia subito prima, Ricci ha chiamato Elly Schlein: «Che faccio, vado avanti o mi ritiro?». Vai avanti tu, che a me vien da piangere, perché non abbiamo alternative, è stata la risposta della segretaria dem. Una linea alla quale si è uniformato tutto il partito, visto che cambiare cavallo a due mesi dal voto, e causa inchieste, sarebbe un suicidio; tanto più che la lista dei candidati scarseggia.
Le ultime indiscrezioni sull’inchiesta però potrebbero cambiare la situazione. Il destino dell’ex sindaco pare legato, più che alla Nazarena, a Giuseppe Conte, con il quale Ricci si è sentito. Il leader grillino gli ha concesso tempo, ha chiesto chiarezza, ma quello che sta emergendo non può piacere al capo di un partito la cui identità è ultra giustizialista. Domani dovrebbe partire il tour elettorale del candidato sulle spiagge, su una barca raccogli rifiuti che può ricordare il pullman dell’Ulivo di Romano Prodi. La notizia del giorno però è che ieri Marta Ruggeri, l’unica consigliera grillina rimasta, ha annullato l’evento elettorale previsto per oggi pomeriggio dal significativo titolo “Io scelgo”. Forse M5S ha già scelto e, senza il loro appoggio, Ricci si ritirerà, perché non potrebbe più essere il garante del campo largo. Anziché prendere il mare a dar la caccia ai rifiuti, l’ex sindaco avrebbe fatto meglio a guardare alla spazzatura che aveva sotto il naso.