Elly Schlein la spara grossa. Dopo aver lanciato un avvertimento a Giorgia Meloni, convinta che presto il Pd scaccerà il suo esecutivo, la segretaria dem ne inventa un'altra. E riguarda le Regionali in Veneto. In occasione della festa dell'Unità, Schlein arriva a Marcon, a pochi chilometri da Venezia. È proprio qui che, giunto al secondo mandato, finirà il regno del leghista Luca Zaia. La sfida "è oggettivamente difficile, ma nessuno deve dire la parola 'impossibile'", si appresta a dire Margherita Lachin, che qui fa la consigliera comunale e non riesce a nascondere la "soddisfazione per essere tornati. Sono sicura che si vedrà anche alle elezioni".
Per il centrosinistra, tutto, c'è il candidato Giovanni Manildo. L'ex sindaco di Treviso ha messo d'accordo Pd, Cinque stelle, Avs e Azione. "Un'alleanza così larga non si vedeva da tanto tempo in Veneto", rivendica Schlein sorridendo. Come a voler sperare in un miracolo: il Veneto nelle mani della sinistra. Solo di questo vuole parlare, niente domande sulle Marche dove il candidato è sotto indagine.
Per Schlein il governatore uscente "ha dato quel che doveva dare e adesso si è esaurita la spinta. Le disuguaglianze sono cresciute anche qui". E per questo, a suo dire, Manildo è "il miglior candidato possibile". E ancora: "Speriamo che alla data delle elezioni in Veneto ci si arrivi presto, noi intanto ci siamo portati avanti con il lavoro, abbiamo fatto un percorso programmatico di partecipazione dal basso, in cui sono state coinvolte 20mila persone, che hanno fatto maturare un programma concreto. Dall'altra parte, invece, litigano per le poltrone e le candidature. È incredibile - è l'attacco finale - che in 15 anni di governo qui in Veneto non si siano preoccupati di preparare un'offerta per il dopo-Zaia".