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De Luca detta le condizioni: Fico appeso al "re dei cacicchi"

di Elisa Calessi domenica 3 agosto 2025

3' di lettura

Doveva essere la regione in cui il nuovo Pd, quello di Elly Schlein, dimostrava che “i cacicchi” non hanno più spazio, che l’aria è cambiata e i De Luca possono andare in pensione. Vedi lo stop deciso al terzo mandato. La travagliatissima trattativa per le candidature alle elezioni regionali sta dimostrando, invece, l’esatto contrario. Al momento, infatti, l’accordo su Roberto Fico candidato del campo largo, nome proposto da Giuseppe Conte e accettato da Schlein è appeso alle condizioni del “re dei cacicchi”: Vincenzo De Luca. Proprio così. Il governatore uscente, infatti, ha posto alcune condizioni per non presentarsi contro il campo largo rischiando di farlo perdere (e potrebbe riuscirci). E attorno a questo tutto è bloccato da settimane.

In soldoni, ha chiesto di poter presentare due liste civiche collegate al candidato presidente e garanzie per il figlio, Piero De Luca, attualmente deputato. Garanzie di ricandidatura, anticipate da un incarico nazionale. Schlein, spiegano a Napoli, avrebbe detto sì, ma solo a una lista (perché più sono le liste, peggio rischia di essere il risultato del Pd, va bene l’accordo ma senza svenarsi). Quanto a De Luca jr avrebbe rilanciato la palla al Pd campano, proponendo di farlo segretario regionale (un’altra richiesta di De Luca padre, infatti, era di chiudere il commissariamento che ormai dura da 2 anni ed eleggere un segretario). Peccato che, alla proposta, mezzo Pd si è ribellato. Soprattutto, dicono, l’area di Orlando, che rappresenta la sinistra dem. Ma anche uomini vicini alla segretaria. Così, per indorare la pillola all’ala antideluchiana del partito, ma senza rompere con De Luca, dal Nazareno è spuntata una idea: chiedere all’attuale gruppo dirigente del Pd campano (guidato dai quattro consiglieri regionali, in rappresentanza dell’area Bonaccini, di quella Franceschini e di Speranza) di rinunciare all’attuale segretario provinciale, Giuseppe Annunziata, per darlo a quelli di Orlando. Quale poteva essere la risposta? Ovviamente, no.

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Il segretario provinciale, è stato spiegato agli emissari della segretaria, «non si tocca, così come la rappresentanza del Pd di Napoli nella giunta futura». Dopo di che, «se Schlein vuole fare il figlio di De Luca segretario regionale perché questo è il prezzo dell’unità», è il messaggio, «lo facesse, non saremo noi ad opporci, ma deve essere lei a venire qui a dircelo e a spiegare che mentre De Luca padre farà una lista concorrente del Pd, suo figlio firmerà le liste del Pd». In tutto questo Sergio Costa, ex ministro M5S, che a De Luca piace molto più di Fico, è sempre pronto in panchina, se la situazione dovesse ingarbugliarsi. E il problema non è solo la Campania. Antonio Decaro, a chi lo ha sentito in queste ore, ha confermato che la sua disponibilità a candidarsi in Puglia per ora è congelata. Si aspettava che il Nazareno dicesse «una parola chiara su Emiliano».

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Ossia: caro Emiliano non è il caso che ti ricandidi sia pure solo come consigliere regionale. Perché la tua scelta porterebbe anche un altro ex governatore, Nichi Vendola, a imitarti, creando una situazione perlomeno imbarazzante per il futuro presidente. Finirebbe per apparire come un commissariamento di fatto del futuro governatore. Ma la «parola chiara», da Roma, non è arrivata. Come non è arrivata per Eugenio Giani, governatore uscente della Toscana che ha dato la sua disponibilità per guidare di nuovo la regione alla testa di una coalizione larga, ma, anche lui, è in attesa che il Nazareno dica sì. Il quale è in attesa che il M5S si decida. E di attese in attesa tutto è bloccato.

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