"Venezia non è una città del Veneto, non è italiana: è di tutti. Del mondo. Un museo a cielo aperto nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Ma vive anche di fragilità e specificità uniche che andrebbero trattate con una governance altrettanto specifica": il governatore Luca Zaia lo ha detto in un'intervista al Corriere della Sera, motivando così la necessità di fare di Venezia una città-Stato. Una mossa, questa, che sarebbe anche di "colpo comunicativo". "Sarebbe un gesto di grande sensibilità - ha proseguito il presidente del Veneto -. E un grande valore per il governo comunicare una cosa del genere. Ne parlerebbero tutti i media del pianeta. Ci sono tante altre città a regime speciale, Berlino, Vienna, Bruxelles, e non tutte capitali: Amburgo, San Pietroburgo, le città cantonali svizzere... Ma Venezia, con la sua vita pulsante, avrebbe un valore speciale. Che io sfrutterei anche per le relazioni internazionali".
A tal proposito Zaia ha ricordato che "Venezia ha già ospitato due G7, storicamente è sempre stata un crocevia della diplomazia. In Grecia, negli archivi, trovi innumerevoli trattati sul Mediterraneo scritti in veneto. Meloni sta facendo un lavoro straordinario in politica estera, ha dato al Paese uno standing internazionale che non aveva. Sogno che il presidente Meloni decida di fare un summit internazionale a Venezia. La città ha una carica umana ed emotiva unica: il fatto che non ci sia traffico, la laguna, il vivere nella storia... Venezia predispone alla storia".
Lo stesso discorso, secondo lui, vale anche per Milano. "È una città particolare, con un ruolo e una proiezione sul mondo che avrebbero bisogno di un regime giuridico più elevato", ha spiegato il presidente della Regione Veneto. In ogni caso, questo non avrebbe nulla a che fare con un'altra riforma che sta a cuore al governatore. "Per quanto mi riguarda, l’Autonomia è e resta un pilastro del programma, non possono esserci scambi su questo punto. E non prevede riforme costituzionali", ha detto.