Fanno gli europeisti, almeno due di loro, ma tutti e quattro ogni mese passano alla cassa di Strasburgo con grandi sorrisi. Un anno fa sono saliti su altrettanti taxi di colore rosso e ora vorrebbero tornare in Patria. Al Parlamento europeo si annoiano e chi se ne frega del patto con gli elettori che li hanno votati. Ora stanno esagerando. Prima Matteo Ricci e poi Antonio Decaro - che vuole far scomparire dalle liste Michele Emiliano e Nicky Vendola - che correranno, appena dodici mesi dopo, nelle Marche e in Puglia. Adesso si profila il derby calabrese a sinistra pure tra il pentastellato Pasquale Tridico e il celebre Mimmo Lucano, gloria con certificato penale non esattamente immacolato, preteso da quelli di Avs. È una vergogna contro gli elettori che un anno fa li hanno mandati in Europa: si può dire o si offendono?
Ricci nella circoscrizione dell’Italia centrale, Decaro, Tridico e Lucano in quella meridionale (l’ultimo del quartetto anche nelle isole): in totale 28 milioni di italiani li hanno visti sulle liste elettorali. Un numero evidentemente minore li ha votati e sono stati eletti. Dal doppio mandato a quello minimo è la nuova legge rossa se ci sono necessità di scalare il potere regionale. Fermiamo subito la finzione polemica. Sì, nel centrodestra si candidarono Giorgia Meloni e Antonio Tajani, ma con l’obiettivo esplicito di tirare le liste di Fratelli d’Italia e Forza Italia; lo proclamarono a più riprese perché nessuno poteva chiedere certo a premier e ministro degli esteri di lasciare gli incarichi di governo. Salvini optò invece per la candidatura del generale Vannacci come punta di diamante e non si pose il problema di presentarsi in prima persona, optando per il sostegno alle liste del suo partito andando a fare comizi in tutta Italia. Nessuno dei magnifici aspiranti governatori rossi ha mai dichiarato, un anno fa, la sua ambizione di andare a governare la propria regione: anzi, si atteggiavano tutti a europeisti, chi convinti, chi critici, ma non confidarono mai la velleità di carattere interno. Ora che si va al voto, di qui ai prossimi mesi, si ripresenteranno davanti a parte di quel corpo elettorale e magari si scuseranno per aver preso in giro quelli a cui avevano promesso un’Europa diversa. Adesso, giureranno sulla “nuova” regione che li vedrà aspiranti governatori. Ma che roba...e chissà che faranno in caso di sconfitta: opposizione in regione o resteranno in Europa?
Il Pd schiera due di loro, appunto Ricci - nel pieno di una bufera giudiziaria che ha visto i Dem sotto il ricatto dei Cinque stelle - e Decaro, su cui va spesa qualche parola in più. Anche lui ex sindaco (Bari, mentre Ricci stava a Pesaro) ha dovuto strillare non poco per salvarsi da voci malevole. Maledetto fu quel comizio in cui il presidente Emiliano raccontò quegli strani incontri a casa di parenti di delinquenti in carcere, pare mafiosi. Ora Decaro si vuole vendicare del governatore, non lo vuole in lista, al pari dell’altro ex presidente, Vendola: pretende i riflettori solo per sé. Su Decaro c’è un’altra annotazione che fa capire a che punto possano arrivare i partiti. Gli elettori dem gli hanno rovesciato addosso circa mezzo milioni di preferenze al sud, al suo posto - in caso di elezione alla regione - arriverebbe la prima dei non eletti Giorgia Tramacere, che prese appena 35mila voti personali, magari legati all’inserimento in quelle “terzine” sulla scheda: specialità che il Pd pugliese ha manifestato a più riprese...
Gli altri due possono pure contare su curriculum politici che farebbero bene a non esibire: Tridico, già presidente dell’Inps per volontà di Giuseppe Conte, è sostanzialmente quello che ha gestito, se non inventato, il reddito di cittadinanza. Che portò voti ai Cinque stelle ma costò un botto scarso a coperture idonee alla Repubblica italiana. L’altro suo competitore a sinistra per la Calabria contro Occhiuto l’uscente che vincerà - è proprio il Mimmo nazionale, il Lucano condannato definitivamente dalla Cassazione per falso a un anno e mezzo di carcere. Dove non è andato, ma sarebbe sconveniente aspirare a guidare una regione come la Calabria. Forse per questo Mimmo Lucano gioca ancora a fare l’indeciso e afferma di non sentirsi «all’altezza. Ma ne parleremo, rifletteremo insieme». Riuscite invece, compagni e compagne, a tornare seri?