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Ponte sullo Stretto, travaso di bile per "Fatto" e "Repubblica": i 2 titoli deliranti

di Fabio Rubini venerdì 8 agosto 2025

3' di lettura

Sorrideva sereno ieri Matteo Salvini in visita a Villa San Giovanni, la città dove sorgerà la sponda calabra del Ponte sullo Stretto. Sorrideva per il bagno di folla ma, possiamo immaginare, anche perla lettura dei giornali sinistri. Litri, anzi, ettolitri di bile che titolisti e commentatori della gauche, hanno versato dopo il “sì” del Cipess all'opera che unirà Sicilia e Calabria. Tra ponti che «non stanno in piedi» (Fatto Quotidiano) e «opere che sono già in ritardo» (Repubblica). Amen, sembra dire con quel sorriso Salvini. Il Ponte si farà e alla fine vedremo chi avrà avuto ragione. «Davvero non capisco come si possa dire no a un'opera del genere. Sono contento di dare a milioni di italiani, di siciliani e di calabresi il diritto alla mobilità che c'è nelle altre parti d'Italia». Questo per Salvini vuol dire migliorare la vita a «centinaia di migliaia di persone che ogni giorno devono attraversare lo stretto per lavoro» e dare ai giovani «la possibilità di studiare e poi lavorare al Sud. Il Ponte sarà un attrattore per il ritorno di cervelli».

Il vicepremier ammette che «in queste settimane ho pensato molto a Silvio Berlusconi. Intitolargli il Ponte? Su questo ci sarà modo di parlarne - frena Salvini -. Abbiamo già, secondo me con merito e orgoglio, scelto di intitolargli l'aeroporto di Malpensa, perché è stato un grande imprenditore, un grande uomo di sport, di comunicazione, oltre che un grande politico». A proposito di politica, Matteo ricambia le parole al miele che ieri gli aveva dedicato la premier («complimenti a Matteo, è stato molto coraggioso»): «Giorgia ha sempre sostenuto in questi due anni e mezzo il progetto. Io in tasca 13 miliardi e mezzo per fare il Ponte e tutte le opere connesse, non ce li avevo...». Ovvero senza la squadra e l'aiuto di tutta la maggioranza l'opera non ripartiva. Salvini a tal proposito ricorda che «gli studi dicono che ci sarà una maggior ricaduta sul territorio in Italia di 23 miliardi. Quindi a quelli che dicono che è una spesa eccessiva rispondendo che ne arriverà quasi il doppio come aggiunta sul territorio».

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A tal proposito ieri sul ponte hanno parlato anche il lombardo Fabrizio Cecchetti, per smontare la narrazione di un'opera che sarà utile solo al Sud: «La prima regione coinvolta nella sua costruzione sarà la Lombardia. Lo studio di Open Economics dice che la nostra regione beneficerà di oltre 5,6 miliardi di euro di valore economico generato e più di 9.300 nuovi posti di lavoro». Una tesi sposata anche dai ministri del Carroccio Alessandra Locatelli e Roberto Calderoli: «Da uomo del Nord, eletto in Lombardia - spiega quest'ultimo- sono favorevoli a un'opera che farà crescere il Pil di tutta Italia, non solo al Sud».

Eppure l'Italia del “No” si sta già mobilitando. I “No Ponte” scenderanno in piazza a Messina domani pomeriggio al grido di «e la mangiatoia continua». Frigna anche il Codacons che contesta la previsione - ribadiamo, la previsione - del pedaggio: «Dieci euro sono troppi», dicono. Invece i 36,5 solo andati che servono oggi per caricare l'auto sul traghetto e attraversare lo Stretto sono equi... Al coro non manca nemmeno l'Anac che invoca «norme puntuali contro le infiltrazioni malavitose».
All'elenco dei detrattori si unisce anche la scrittrice Stefania Auci per la quale il Ponte «è una grandissima idiozia». Un giudizio “tecnico” che giustifica con la solita cantilena della «cattedrale nel deserto» che «non userà nessuno» e «sfiderà le leggi della natura». Insomma, nulla di particolarmente originale.

Poi ci sono i politici, soprattutto quelli del Sud, che dopo non aver risolto per decenni la questione meridionale, dottoreggiano come esperti. È il caso, tra gli altri, di Sandro Ruotolo (Pd), che tuona: «Si tratta di un progetto costosissimo, inutile, irto di irregolarità procedurali e in piena violazione delle norme europee. Una vergogna». Memorabile anche il Cinquestelle Antonio Iara che dal pulpito dei banchi a rotelle e degli sprechi del 110%, parla di «soldi buttati nel cesso».

A proposito di giornalismo, l'approvazione del Ponte ha incuriosito anche le principali testate mondiali. Dal New York Times (“L'Italia approva il progetto per collegare la Sicilia alla terraferma”) alla BBC (“L'Italia dà l'approvazione finale per il progetto epocale del ponte verso la Sicilia”), passando per la tedesca Suddeutsche Zeitung (“Un sogno degli antichi romani sta per avverarsi”). Tutti, come giusto che sia, danno anche conto del dibattito politico interno, ma nessuno mette in discussione la bontà dell'operazione. Insomma all’estero ci crediamo più che da noi la sinistra.

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