Multato il Viminale : vietato lasciare in coda i migranti

di Fabio Rubinilunedì 11 agosto 2025
Multato il Viminale : vietato lasciare in coda i migranti

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Secondo il tribunale di Torino fare la fila per richiedere la protezione internazionale è «mortificante» e «discriminatorio». E con una sentenza ha condannato il ministero dell’Interno e la Questura del capoluogo piemontese a risolvere il problema. La decisione arriva dopo una denuncia presentata da 18 extracomunitari (13 dei quali avrebbero già fatto perdere le loro tracce) e dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ed è destinata a far discutere. Intanto perché non si capisce come mai se a fare la fila sono i richiedenti asilo è «mortificante» e si rischiano «misure privative della libertà personale» (cioè di finire nei Cpr perché sprovvisti di documenti), mentre se un italiano o uno straniero regolarmente registrato nel nostro Paese deve aspettare mesi per riuscire a presentare la pratica per fare il passaporto o la carta d’identità, non s’indigna nessuno. Poi perché questa sentenza pone sullo stesso piano chi è sul nostro territorio in maniera regolare e legittima e chi, al contrario, è entrato in Italia in maniera irregolare. Senza contare la stragrande maggioranza di queste richieste vengono poi bocciate per insussistenza. Poi perché la sentenza non si pone solo a favore dei richiedenti asilo, ma accusa di discriminazione le nostre forze dell’ordine.

Nella denuncia gli avvocati chiedevano al giudice di « accertare e dichiarare il carattere discriminatorio della Questura». Cosa che il magistrato ha puntualmente fatto scrivendo nella sentenza che «le procedure adottate (dalla Questura, ndr) sono illegittima in quanto ostacolano, ritardano e rendono eccessivamente difficile l’esercizio dei diritti», garantiti dalla legge. A scrivere la sentenza è un giudice che la narratie va odierna definirebbe “toga rossa”: Andrea Natale è un esponente di spicco di Magistratura democratica, collaboratore storico del Manifesto e in passato alcune sue sentenze e prese di posizione hanno creato dibattito. Come quando ha assolto gli antagonisti del centro sociale torinese Askatasuna dalle accuse di associazione a delinquere per le proteste contro la Tav (18 persone sono però state condannate a pene fino a 4 anni) o come quando, più volte, si è messo in contrasto con il decreto sui respingimenti. In un’intervista a Repubblica del 12 novembre 2024 arrivò a dire che quel decreto avrebbe potuto semplicemente essere «disapplicato».

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E che sulla definizione di Paese sicuro, di cui tanto si sta dibattendo ancora oggi «la scelta (della politica, ndr) è sindacabile dal potere giudiziario. Il governo ha la responsabilità di definire le politiche migratorie nel rispetto delle fonti di diritto sovraordinate, i magistrati di verificare che succeda». Ora quest’ultima sentenza che ha fatto andare su tutte le furie il centrodestra e i sindacati di Polizia. «Questo governo è intervenuto per aiutare le persone che chiedono l’asilo. E lo ha fatto proprio con quel “modello Milano” richiamato dalla sentenza», spiega a Libero l’onorevole Augusta Montaruli di Fdi. «Così come abbiamo fatto a Lampedusa, che grazie al lavoro dell’esecutivo è passato da una situazione di ingestibilità a una di normalità». Per questo «le accuse che vengono fatte a Giorgia Meloni lasciano sconcertati». Indignati dalla sentenza anche gli esponenti del sindacato di Polizia Esp: «Sono accuse ingiuste e infondate». E in serata il Viminale ha fatto sapere che ricorrerà in Appello contro la sentenza. Mentre la Questura ha spiegato che da mesi sta mettendo in atto strategie per ridurre le attese. Il Pd esulta e presenterà un’interrogazione.

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