«Se metti insieme un alano e un chihuahua, qualcosa viene fuori, ma è improbabile che sia qualcosa di buono». Con questa perla di saggezza, un parlamentare Prosegue il viaggio di Libero nelle Regioni al voto, dove stanno riemergendo nei programmi elettorali della sinistra le sciagurate proposte che i Cinquestelle avevano portato avanti durante il governo giallorosso. Oggi è la volta della Campania, dove il partito di Giuseppe Conte avrà un proprio candidato: l’ex presidente della Camera Roberto Fico. campano di lungo corso commenta l’incrocio degli opposti, il patto elettorale tra M5S e Pd che sosterrà la candidatura di Roberto Fico alla presidenza della Regione. L’ex onorevole grillino, per inciso, è già stato presidente, della Camera, ma di quella esperienza si ricorda solo il primo viaggio in autobus verso Montecitove si è registrata una resa incondizionata dei dem a Giuseppe Conte. Qui la resa del Pd è mediata dal governatore uscente, quindi è doppia: a lui e a M5S. E la strategia è sottile: del programma si parla il meno possibile, per evitare frizioni.
Per vincere, il campo largo punterà tutto sulla vera calamita del voto campano, il reddito di cittadinanza, che sarà rimesso su base regionale, anche se non è dato sapere dove si troveranno i soldi. Prima che venisse eliminato, due anni fa, la Campania era la regione con il più alto numero di percettori del sussidio, il 22% del totale nazionale. Ne era coinvolto oltre un milione e mezzo di persone, su cinque milioni e mezzo di abitanti, per una spesa di circa due miliardi e mezzo l’anno. De Luca lo ha subito sostituito con l’assegno di inclusione, ma questo interessa solo un quinto dei vecchi percettori. Quindi, sulla carta, resterebbero due miliardi da trovare, più o meno quello che resta dei fondi di coesione europei per il 2021/27. La patata bollente sarà il tema rifiuti, da dove iniziò il tramonto del governatore Antonio Bassolino, il cui annunciato rinascimento napoletano finì con la monnezza padrona delle strade.
La Campania tutt’oggi ha un tasso di smaltimento in discarica dell’1,1% dei rifiuti urbani ed esporta quasi 400mila tonnellate di immondizia, poco meno del 30% delle esportazioni nazionali, ma M5S si oppone all’allargamento dell’inceneritore di Acerra, che ha pubblicamente giudicato “una follia”. Per non aver problemi, De Luca ha già annunciato la sospensione delle decisioni sulla creazione di una quarta linea e Fico ha specificato che l’inceneritore va superato e bisogna puntare su riciclo e innovazione tecnologica. Pensierini... E il Pd? Fa, e continuerà a fare, lo gnorri. Quanto alla lotta alla piaga dell’abusivismo edilizio - in Campania una casa su tre è illegale-, M5S all’opposizione ha ripetutamente accusato De Luca di fare poco o nulla ma il prezzo della candidatura di Fico è un ritorno alla teoria dell’abusivismo di necessità elaborata da un altro eminente grillino napoletano, Luigi Di Maio. Anche su questo tema l’encefalogramma del Pd è piatto: la coerenza programmatica cede il passo alla priorità dell’accordo elettorale.
Lo stesso discorso vale per i due settori strategici della sanità e dei trasporti, quelli che appunto De Luca vuole tenersi. La sanità campana, commissariata per anni, lamenta trasferimenti statali inferiori di 200 milioni l’anno rispetto al. rio a favore di telegiornali. Poi il nulla; i privilegi da ex, il grillino napoletano se li è tenuti tutti; quando attraversa il Transatlantico però è un fantasma, non lo fermano neanche i suoi, non si forma quel capannello spontaneo che solitamente circonda le grandi cariche del passato. È proprio l’inconsistenza la sua forza come candidato: in Campania, grillini e dem si sono fatti la guerra, avevano visioni opposte su tutto. Fico è l’uomo giusto: per sancire il matrimonio di interessi serve un ectoplasma pronto a dire sì a qualsiasi cosa, scordandosi ‘u passato, come si dice da queste parti. Tanto più che, tra l’alano e il chihuahua, si è messo in mezzo un mastino salernitano, il governatore uscente Vincenzo De Luca, che doveva essere il grande sconfitto della partita, avendogli Elly Schlein vietato di presentarsi per il terzo mandato, ma è colui che continuerà a menare il torrone nella regione.
‘O Sceriffo ha passato gli ultimi dieci anni a dire peste e corna di M5S e Pd; inizierà la campagna elettorale avendo piazzato il figlio Piero alla segreteria regionale dem, presentando una propria lista, forse addirittura due, e con la promessa di avere per i suoi un paio di assessorati di peso. Proprio a causa del terzo (in)comodo De Luca, in Campania l’inciucio Pd-M5S ha uno schema un tantino diverso rispetto alle altre regioni, dofabbisogno, nonostante i progressi fatti e ha gravi carenze d’organico, con un medico ogni 1.500 pazienti e ha gravi deficit di posti letto. M5S ha attaccato spesso il governatore per questo, ma da un po’ di tempo si dimentica di farlo. Quanto ai dem, se ne lavano le mani, tanto per loro conta vincere la regione come campo largo; se poi questa andasse in malora targata M5S, non sarebbe il peggiore dei mali. Idem per i trasporti, che in Campania sono in una situazione drammatica. Cinque Stelle ha attaccato per cinque anni sulla Circumvesuviana; ora che dovrà gestirla, silenzio.
Drammatici i collegamenti ferroviari tra Benevento e Napoli e Avellino e Napoli, ma anche questa è tutta polvere che finisce sotto il tappeto perché adesso De Luca è amico dei pentastellati e i democratici hanno talmente tanti problemi di spaccatura interna dopo il caso del figlio di don Vincenzo prossimo segretario regionale che parlare di programmi sarebbe davvero troppo, sebbene si sia in campagna elettorale. In sintesi, M5S, che ha costruito la propria identità su battaglie radicali contro De Luca e Pd, oggi silenzia tutto per sostenere Fico. Quanto ai dem, il caso Piero De Luca dimostra che Elly è pronta a tutto pur di tenere la coalizione unita. Anche a fare da sgabello al cacicco e all’avvocato del popolo.