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Silvia Sardone, la nuova generalessa: la svolta a Pontida

di Pietro Senaldi lunedì 22 settembre 2025

3' di lettura

Non si può dire che sia nata una stella, perché l'astro politico di Silvia Sardone brilla ormai da un pezzo, consacrato dalle 75mila preferenze con le quali ha confermato alle Europee dello scorso anno il proprio seggio all'Europarlamento (30mila più di quelle del 2019). Si può però affermare che il pratone di Pontida, che alla vigilia in tanti raccontavano pronto a incoronare il generale Roberto Vannacci, ieri ha invece trovato e dato i gradi a una generalessa. Al netto dell'intervento conclusivo del Capitano, Matteo Salvini, è stato infatti il ​​discorso della vicesegretaria milanese, ma con origini paterne in Puglia, quello che più ha infiammato i militanti. Molto più di quello dell'autore del Mondo al Contrario, molto atteso e che però era stato più brillante l'anno scorso.

Il generale forse era trattato dall'eccesso di polemiche sul suo ruolo nel partito e le sue provocazioni verbali. Sul pratone non aveva le sue truppe, perché c'erano i leghisti di sempre, quelli che a Pontida vanno da quarant'anni, tramandandosi l'appuntamento di generazione in generazione. Fatto sta che quel piccolo esercito di fedelissimi si è scaldato più per i mao mao barbuti che la generalessa vuole reimigrare a casa loro che per il giuramento di Alberto da Giussano e gli eroi della X Mas che il generale vorrebbe insegnare fosseroti a scuola.

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Sette minuti e mezzo, scritti di getto il giorno prima, tutti improntati alla difesa contro l'islamizzazione dell'Occidente e la criminalità extracomunitaria ea favore della libertà d'espressione. Ricchi di citazioni. Quella di Charlie Kirk, «l'Islam è la spada che vuol tagliare la gola all'Occidente», di Umberto Bossi, «solo la Lega, solo la Lega», intesa come l'unico partito che si batte davvero per ciò in cui crede, di Silvio Berlusconi, «comunisti analfabeti di libertà», e naturalmente di Matteo Salvini, «non concederemo un centimetro agli islamici senza un accordo dello Stato», in riferimento al tema delle moschee abusive. E poi, un'intemerata portata avanti tutta d'un fiato, sintesi del Sardone pensiero e del senso della sua missione a Bruxelles.

«Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose» è il clou del discorso dell'europarlamentare, «è in atto una vera sostituzione e io non voglio che il popolo di Pontida venga sostituito da quattro mao mao con la barba lunga che fanno girare le loro donne nascoste dentro sacchi della spazzatura, non vogliamo le gite in moschea e le scuole chiuse per il ramadan, non vogliamo il muezzin, non vogliamo dover rinunciare ai nostri valori e alle nostre tradizioni». Un esordio così, era il primo discorso sul pratone, arrivato sette anni dopo il suo approdo nel partito, Sardone non se lo aspettava. «Mi sono emozionata, ho tenuto la linea, ho voluto lanciare un messaggio compatto», racconta l'europarlamentare scesa dal palco, dove ha reso omaggio anche al suocero, scomparso quest'anno, Bruno Caparini, vecchio amico di Bossi, che da lui andava a ritemprarsi a Ponte di Legno e padre di Davide, attualmente consigliere regionale lombardo.

Alla fine è contento anche Vannacci, secondo il quale «non c'è nessun malumore da parte dei colonnelli leghisti» nei suoi confronti, ma «tutto è stato ingigantito dalla stampa». «Quest'anno meglio dello scorso e l'anno prossimo sarà meglio ancora» commenta il generale un po' di maniera. E forse a fare la differenza è stata proprio la diversa spontaneità dei due oratori. Sardone si è sentita libera, non aveva nulla da dimostrare, è stata se stessa e ha esibito tutto il proprio armamentario, i cavalli di battaglia, l'identità, il rimandiamoli a casa loro, ripetendo tre volte a fine discorso con quel sostantivo inventato chiarissimo: remigrazione, remigrazione, remigrazione. Volete rimandare a casa gli immigrati illegali che non si integrano? chiede tre volte alla folla, che risponde urlando tre «Sììììì». Vannacci invece era l'osservato speciale. Doveva dimostrare di essere un leader ma non il Capitano. E così la sua collega all'Europarlamento gli ha levato una stella.

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