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Flotilla, l'affondo di Isabella Rauti: "Lo spirito politico prevale su quello umanitario"

di Tommaso Montesano venerdì 26 settembre 2025

3' di lettura

Isabella Rauti, sottosegretario alla Difesa: secondo lei per portare aiuti umanitari a Gaza era necessario mettere in piedi la Flotilla?
«È stato chiaro sin dall’inizio che lo spirito politico prevalesse su quello umanitario. E il presidente del Consiglio aveva previsto anche ciò che si è verificato, ovvero che la spedizione Flotilla non fosse l’iniziativa più adatta e più sicura per portare aiuti alla martoriata popolazione a Gaza. Il rischio per i passeggeri a bordo è altissimo e bassissime le possibilità di successo. Cosa succederà quando la Flotilla supererà le acque internazionali? Forzerà il blocco israeliano? Sono questi i rischi rispetto ai quali né il governo italiano né nessuno dei governi delle 44 nazioni rappresentate a bordo delle navi potrà intervenire. Condanniamo gli attacchi accaduti a danno delle navi ma ribadiamo anche che è indispensabile, per evitare ulteriori pericoli, che la Flotilla non tenti di forzare il blocco, arrivata in acque internazionali».

Quali i modi alternativi per consegnare gli aiuti?
«I modi alternativi c’erano e sono stati già utilizzati. Gli aerei dell’Aeronautica militare avrebbero potuto trasportare in poche ore quello che la Flotilla vorrebbe consegnare impiegando settimane. L’Italia è in prima linea con le sue Forze Armate per portare aiuti alimentari alla popolazione della Striscia e sono anche oggettivi i risultati dell’operazione “Food for Gaza”; inoltre il nostro Paese ha curato evacuazioni sanitarie ed accolto nelle nostre strutture ospedaliere quasi 200 bambini palestinesi malati con i loro familiari e accompagnatori».

Rispetto a queste strade quale è stata la risposta degli organizzatori?
«Queste alternative sono state proposte ma sono state respinte dal Comitato direttivo della Flotilla; così come è stata respinta l’ipotesi di mediazione di utilizzare Cipro come destinazione di consegna degli aiuti tramite il Patriarcato latino di Gerusalemme quale garante del “corridoio umanitario”, ipotesi che avrebbe avuto il consenso del governo cipriota e di quello israeliano. Così come è stata rifiutata l’offerta del governo israeliano, che aveva proposto alle navi di attraccare al porto di Ashkelon e a scaricare lì gli aiuti, da dove sarebbero stati trasferiti verso Gaza. Il processo di mediazione non cesserà, il ministero della Difesa, come la Farnesina, è in costante contatto con le autorità israeliane nelle tutela dei nostri cittadini».

Secondo lei la Flottila cerca l’incidente, visto che il fine della missione pare politico?
«Il governo nel rispetto del diritto internazionale, della tutela della vita umana, della difesa della libertà di espressione e manifestazione pacifica, prima di altri ha deciso di tutelare i diritti costituzionali dei cittadini italiani imbarcati. Mi auguro che i referenti dell’operazione abbiano senso di responsabilità e comprendano la gravità potenziale che circonda la vicenda: il pericolo che corrono una volta che le imbarcazioni avranno varcato il confine delle acque internazionali e saranno entrate in quelle israeliane».

I mezzi inviati a cosa servono e perché due?
«Il governo ha ravvisato una necessità immediata, durante la stessa notte degli attacchi con i droni, alla quale ha risposto facendo avvicinare la fregata multiruolo Fasan, già in navigazione a nord di Creta nell’ambito dell’operazione “Mediterraneo sicuro”, con il compito di fornire eventuale soccorso e assistenza. Non ci saranno due navi impiegate contemporaneamente: la Alpino, che garantisce una più ampia flessibilità e maggiore capacità di intervento, andrà a sostituire la Fasan, che tornerà a coprire la missione originaria. Vorrei chiarire che le unità italiane non ricoprono le funzioni di scorta e non effettuano azioni militari».

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Sanchez e Meloni sono due premier agli antipodi, ma entrambi hanno inviato mezzi navali: non è stata eccessiva la scelta di coinvolgere la Difesa?
«Forse Sanchez ha copiato Meloni? Le decisioni assunte non sono eccessive. Sono adeguate e doverose, rispondono a principi di protezione delle persone e, rispetto agli italiani imbarcati, il governo ha come priorità quella di difendere la loro incolumità. Quello del ministro Crosetto è un atto di responsabilità, condiviso preventivamente con il presidente del Consiglio. Il nostro senso di responsabilità resta lo stesso nonostante l’evidente scopo politico della missione e la sua pericolosità annunciata. Nonostante i sostenitori del Global Sumud Flotilla usino la drammatica situazione di Gaza come una “clava” contro il governo, negando anche quanto è stato fatto in termini di aiuti alla popolazione civile di Gaza».

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