Quando si dice la postura da statista. Politici che il mondo ci invidia. Sono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni gli esemplari della specie che possiamo mettere in mostra. Ogni giorno ne tirano fuori una nuova, per dare prova di esistenza in vita (politica) senza minimamente preoccuparsi delle figuracce che collezionano. L’ultima è quella riferita al premio Nobel per la pace Maria Corina Machado, insignita del prestigioso riconoscimento per la straordinaria e coraggiosa battaglia che la vede contrapposta in Venezuela al regime di Maduro. Per i due gemelli della sinistra – i giudici che hanno strappato alla miseria Soumahoro e alla galera la Salis – la Machado non ne è degna. E hanno sentenziato sin da luglio che il Nobel doveva essere consegnato a Francesca Albanese. Ovvero, la relatrice dell’Onu perla Palestina, l’unica donna al mondo che non riesce a mettere nella stessa frase le parole Hamas e terrorismo. La pace...
In pratica, una nuova edizione del mondo al contrario. Si contesta la scelta del Nobel per la Pace assegnato alla Machado, evidentemente meno democratica del regime a cui si oppone e troppo vicina a posizioni anticomuniste, e comunque discutibile da un punto di vista ideologico. A Oslo hanno bisogno della consulenza della coppia rossoverde che furoreggia in Italia. Albanese santa – ancora circola la lettera inviata ai parlamentari per sostenerne l’ascesa al Nobel perla pace – e Machado peccatrice.
LO SCHEMA
È la solita storia ideologica di una sinistra radicale, che stavolta non pare aver trascinato sulle sue posizioni trasandate neppure Pd e Cinque stelle, e che i diritti umani li difende a capocchia. Ancora più precisamente, recita il manuale su cui studiano costoro: chi denuncia regimi “di destra” è un eroe; chi denuncia regimi “di sinistra” (o anti-Usa) è visto con sospetto. Il che fa a cazzotti con la credibilità che si pretende di avere. Perché si applicano criteri diversi a seconda del contesto politico. Con tanti saluti alla coerenza di chi dovrebbe difendere i diritti umani sempre, ovunque, senza guardare il colore politico del regime che li viola. E poi c’è il calcolo politico.
Negli ambienti in cui si cibano di pane e politica Bonelli e Fratoianni non conviene prendere le difese di figure come Machado perché questo può sembrare una concessione all’“imperialismo Usa” o al “neoliberismo”, termini spesso usati per giustificare regimi autoritari purché nemici degli Stati Uniti.
Ma va detto a gran voce che quando la difesa dei diritti umani diventa selettiva o strumentale, perde di valore. E chi cambia posizione a seconda dell’ideologia, rischia di apparire più interessato a fare battaglie di bandiera che a difendere davvero la libertà e la dignità delle persone.
L’ASSASSINIO
Chissà se si offenderanno, i due compari di estrema sinistra, se ricordiamo che la loro presa di posizione somiglia molto ad un dispetto per chi, un mese fa, aveva osato pregare pubblicamente per l’assassinio di Charlie Kirk. Infatti, proprio la Machado pubblicò un post eloquente sui social. «Le mie preghiere e le preghiere di milioni di venezuelani sono con Charlie Kirk, la sua famiglia, i suoi colleghi e gli amici. Il suo assassinio è un atto mostruoso che deve essere ripudiato da tutti i cittadini del mondo. Il pilastro di una società democratica è il sacro diritto alla libertà di espressione e al pluralismo politico. Le nostre più sentite condoglianze al popolo degli Stati Uniti. Possa Dio riceverlo nella sua gloria».
Parole nobili, che non abbiamo sentito pronunciare da alcun esponente della sinistra italiana. E che probabilmente provocano il risentimento, intollerabile, verso una donna coraggiosa che non ha paura di combattere contro il regime sanguinario e dispotico di Maduro. Farebbero benissimo ad ammettere il clamoroso errore politico, i due leader di Avs, di fronte al consenso verso la figura del nuovo Nobel per la pace.
Certo, in molti auspicavano una scelta favorevole a Donald Trump per quanto fatto in Medio Oriente – e ovviamente neanche questo sarebbe stato sufficiente per strappare un applauso a Bonelli e Fratoianni – ma non è la decisione favorevole alla Machado a far storcere il naso agli uomini liberi per davvero. E suona davvero male che chi è prigioniero di un ideologismo elettorale non possa permettersi di lasciare per strada il consenso dell’estremismo.