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Arianna Meloni smaschera la sinistra: "D'accordo con noi, ma non lo dicono in pubblico"

di Redazione giovedì 23 ottobre 2025

2' di lettura

Sono passati tre anni dal giuramento dei ministri del governo e Arianna Meloni, sorella del premier e responsabile della segreteria politica di Fratelli d'Italia, tira le somme. "Uno dei successi più importanti è 'aver fatto ripartire l'Italia che era piegata dall'assistenzialismo - esordisce intervistata dal Foglio in quella che sembra essere una frecciata al Movimento 5 Stelle -. Abbiamo rimesso i conti in ordine, l'economia è ripartita, l'occupazione è a livelli record, compresa quella femminile". Non a caso la "presidente della Bce Lagarde ci indica come modello. Sia sull'Ucraina sia su Gaza noi abbiamo sempre mantenuto la stessa posizione. Abbiamo chiaro chi è l'aggredito e chi l'aggressore, e siamo la nazione che ha contribuito maggiormente a inviare aiuti umanitari nella Striscia. In Parlamento invece assistiamo a un paradosso". Quale? "Quello per cui la sinistra è diventata più fondamentalista di Hamas" perché "mentre i principali interlocutori in Medio Oriente firmavano l'accordo di pace, in Aula l'opposizione si rifiutava di votare la mozione. Paradossale".

Non solo, perché "la sinistra è ormai incapace di distinguere la libertà dall’odio di piazza". Anche Fratelli d’Italia è scesa in piazza "a sostegno di Ranucci per il vile e schifoso atto intimidatorio, in difesa della libertà di stampa". Dall’altra parte invece "non si è mai in grado di condannare in modo unanime violenti e teppisti, mai una parola di condanna contro chi mette a ferro e fuoco le città, bruciando i fantocci della premier. O quando un leader di un sindacato di sinistra si mette a dare della cortigiana a una donna". Come nel caso di Maurizio Landini. 

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Lezione alle opposizioni arriva anche sul tema della giustizia. "La riforma è un'occasione storica per liberare la magistratura dalla politica e i magistrati dalle correnti politicizzate. Esponenti dell'opposizione sono d'accordo seppure non hanno il coraggio di ammetterlo pubblicamente. Così come è d'accordo buona parte dell'Anm". In ogni caso - tiene a precisare - il referendum "non sarà non sarà un test su Giorgia". 

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