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Riforma Giustizia, Elly Schlein deraglia: "Ora è tutto chiaro". Avs: "Svolta autoritaria"

di Claudio Brigliadori giovedì 30 ottobre 2025

4' di lettura

Il giorno della riforma della giustizia, l'ultimo prima dell'inizio formale della campagna referendaria. Il Senato approva il ddl sulla separazione delle carriere per la seconda volta con 112 sì 2 59 no. Si tratta del quarto e ultimo voto parlamentare, alla presenza del ministro Guardasigilli Carlo Nordio. Il testo originario prodotto dal Governo e firmato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e da Nordio stesso, non è stato mai modificato dal Parlamento. Il passo successivo ora, senza l'approvazione di una maggioranza di due terzi, è il referendum confermativo, per il quale tanto la maggioranza quanto l'opposizione hanno fatto sapere di essere intenzionate ad avviare le procedure (firme di un quinto dei parlamentari di una Camera o di 500mila elettori o richiesta da parte di cinque Consigli regionali). 

Riforma, il via libera definitivo: 112 2ì  
L'Aula del Senato ha approvato in quarta e ultima lettura, il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere in magistratura. Il via libera definitivo del Parlamento è arrivato con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti.   

Schlein all'attacco di Meloni:
"Facciamo un appello, perché si alzi la voce di tanti, perché non è normale che il governo parli ogni giorno per delegittimante un altro potere. Ieri l'ha chiarito meglio di chiunque altro la presidente del consiglio Meloni che, con le sue gravissime affermazioni per delegittimare la Corte dei Conti, almeno ha chiarito il vero obbiettivo di questa riforma: ha detto che l'obiettivo non è di aiutare gli italiani né di migliorare la giustizia. Serve a lei e a questo governo per avere le mani libere e per essere al di sopra delle leggi e della Costituzione". 

Bonelli e Fratoianni attaccano: "Svolta autoritaria": 
Sono deputati e non senatori, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, ma dopo il voto partono comunque all'attacco. "La riforma costituzionale sulla separazione delle carriere non risponde a nessuno dei problemi che affliggono la giustizia in Italia. Non risolve il tema della lentezza del processo, non interviene sulla cronica carenza degli organici. Il suo unico obiettivo - accusano i due leader di Alleanza Verdi e Sinistra - è quello di minare e indebolire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura per sottoporla al controllo politico del governo. Da questo punto di vista la reazione del governo alla decisione della Corte dei Conti di dichiarare illegittima la delibera sul ponte sullo stretto ne è una palese conferma. Di fronte a questa svolta autoritaria abbiamo il dovere di mobilitarci nella società e per questo raccoglieremo le firme tra i parlamentari, insieme alle altre forze dell'opposizione, per promuovere il referendum e cancellare con il voto popolare questa controriforma".

Malan (FdI): "Tre governi caduti per nulla" 
"Due governi Berlusconi sono caduti per questo, come anche un governo Prodi è caduto per una inchiesta giudiziaria finita nel nulla. Scarpinato doveva dire anche dei processi in cui si è arrivati all'assoluzione...", ha detto il capogruppo di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, rivolgendosi al senatore del M5s, che aveva fatto l'elenco delle condanne di esponenti di varie forze politiche, tra cui Berlusconi e Dell'Utri. 

Renzi: "Favorevoli ma ci asteniamo, è una riformicchia" 
"È l'ultimo momento di discussione parlamentare, prima che si apra un confronto molto acceso nel Paese. Nel confermare il voto di astensione, facciamo l'ultimo tentativo di richiamare i colleghi a un confronto civile e di merito prima che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi siamo favorevoli da sempre alla separazione delle carriere, ma ci asteniamo perché la montagna ha prodotto un topolino, è una riformicchia. Una parte dice che si fa la storia, l'altra dice che oggi si fa un golpe. Non è vero", sono le parole dell'ex premier Matteo Renzi. "Oggi mettete una bandierina sulla riforma della giustizia", ha aggiunto il leader di Italia Viva

Gelmini: "Riportiamo le cose nel solco della Costituzione 
Quella che andiamo a votare "non è una riforma contro la magistratura, ma piuttosto dopo molti anni, dopo che una parte minoritaria della magistratura si è messa contro se stessa, si riportano le cose nel solco della Costituzione". Lo dice Mariastella Gelmini, esponente di Noi Moderati. "Si prova - aggiunge - a mettere fine allo strapotere delle correnti, che si è sostituito alla meritocrazia, le carriere dei magistrati devono essere legate al merito". 

Avs: "Una vendetta politica, ora anche la magistratura contabile" 
"Questa riforma è una vendetta politica, siete ossessionati da quelle che chiamate le toghe rosse, basta vedere quanto succede pure stamattina...", attacca Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra, prendendo la parola in aula. "L'ossessione ora si sposta alla magistratura contabile", dice con riferimento alla Corte dei conti che ha bocciato ieri il Ponte sullo Stretto. 

Andrea Orlando: "La destra farà campagna sugli errori giudiziari" 
Non parla in aula ma sui social Andrea Orlando, big del Pd nonché ex ministro della Giustizia. "La campagna elettorale della destra sul referendum della giustizia ormai è abbastanza chiara. Non so se la farà o non la farà la Meloni direttamente, ma sicuramente la stanno facendo molti mezzi di informazione della destra e anche alcuni che teoricamente di destra non dovrebbero esserlo. Come si realizza questa campagna subliminale? Facendo vedere una serie di errori della magistratura e contemporaneamente facendo discendere l'esigenza di un cambiamento che porterebbe come soluzione la separazione delle carriere. Non è dimostrato che questi errori giudiziari siano conseguenza del fatto che le carriere non siano separate, perché basterebbe e sarebbe sufficiente fare un analogo programma sugli errori giudiziari negli Stati Uniti o in Gran Bretagna per scoprire che anche in Paesi dove c'è la separazione delle carriere gli errori giudiziari purtroppo non sono evitati". "La campagna sarà su Garlasco o altri dubbi casi di cronaca e - conclude l'ex ministro dem - come soluzione per non avere più questi problemi si dirà di votare per la separazione delle carriere. Peccato che tra le due cose non ci sia nessun rapporto".

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