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Campania, come'è ridotto Fico: resa a De Luca, cosa sta succedendo

di Elisa Calessi lunedì 3 novembre 2025

3' di lettura

Non si poteva continuare così, spiegano a Napoli. «Non era comprensibile nemmeno da noi che facciamo politica, figuriamoci dagli elettori». Quello che non si poteva continuare, ci spiega chi fa parte della coalizione di centrosinistra, «è uno scontro tra il governatore uscente (Vincenzo De Luca, ndr) e quello che aspira a succedergli (Roberto Fico, ndr), così come tra la segreteria del Pd e il governatore uscente, quando il segretario regionale del Pd, cioè l’esponente del partito con il ruolo più importante (Piero De Luca, ndr), è il figlio del governatore uscente ed è stato scelto proprio dalla stessa segretaria». Il pasticcio che rischiava di far perdere una regione che sulla carta sembra già assegnata al centrosinistra, si è risolto negli ultimi giorni.

Con una pax doppia e pubblica. Prima venerdì, Elly Schlein, poi ieri Roberto Fico, hanno pubblicamente riconosciuto il lavoro fatto da De Luca. La segretaria del Pd, partecipando l’altro giorno a una iniziativa elettorale di Fico, ha usato queste parole nei confronti del governatore con cui ha duellato per mesi: «Siamo partiti non da zero ma dagli sforzi straordinari di Vincenzo De Luca e della sua squadra: ricordiamo la situazione lasciata 10 anni fa dalla destra che ha l’ipocrisia di parlare della sanità, su cui abbiamo grandi ambizioni, 10 ospedali da costruire, la medicina territoriale, non accettiamo parole su sanità da governo Giorgia Meloni».

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Poi ieri è stata la volta di Fico, da sempre avversario del presidente uscente, della sua squadra, del suo modo di fare politica: «Lo sto dicendo da sempre: tutto ciò che ha funzionato deve essere valorizzato e continuato, poi è chiaro che è un punto di partenza e non di arrivo e andiamo avanti a fare ancora meglio». Un impegno di “continuità” che fin dall’inizio era la richiesta principale di De Luca e che però, per mesi, Fico e una parte del Pd gli hanno negato, proponendo invece l’esatto contrario: discontinuità.

Alla fine, però, di fronte a passaggi di deluchiani nel centrodestra e ad attacchi verbali crescenti del governatore uscente ha prevalso il pragmatismo. O il buonsenso. Ennesima svolta del M5S verso la realpolitik. E, nel Pd, un gol per De Luca, il cacicco che doveva essere spodestato, mentre è più vivo e in lotta che mai. Dunque, la pax è siglata. Per la gioia dei candidati delle liste del centrosinistra, che ritenevano, appunto, “incomprensibile” lo scontro in atto e temevano ripercussioni nelle urne. Certo, la partita è ancora da giocare.

Secondo i sondaggi che girano nel centrosinistra, la coalizione è avanti rispetto al centrodestra, ma Fico è di alcuni punti sotto le liste. Ma se De Luca non gioca contro, si dice, tutto più facile. Non solo: Napoli, dove il centrosinistra è più forte, rappresenta più della metà del corpo elettorale di tutta la Campania. E le liste, otto di cui una di De Luca, sono piene di candidati abituati a raccogliere preferenze.

L’anello debole, in realtà, è proprio il partito del candidato presidente: il M5S. I Cinquestelle, dicono a Napoli, rischiano di andare male. Un po’ perché le regionali, come si è visto, non sono il loro terreno preferito, un po’ perché l’alleanza con il Pd, De Luca compreso, sarà indigesta per molti loro elettori. Infine, la presenza di una lista Fico, fortemente voluta dal candidato presidente, rischia di danneggiare ulteriormente il M5S. Cinque anni fa il M5S aveva preso il 12,23%. Stavolta, si dice, rischia di dimezzarsi.

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