Proprio oggi alla Camera sarà portata all’attenzione degli onorevoli l’«interpellanza urgente» firmata dal deputato dem Andrea De Maria in relazione ai «numerosi episodi di violenza neofascista che si sono verificati nel Paese nell’ultimo mese»; proprio ieri a Roma è andato in scena un presidio «contro le aggressione fasciste che si sono verificate nella Capitale e nel resto d’Italia», al quale hanno partecipato il segretario di +Europa, Riccardo Magi, la vicesegretaria Antonella Soldo, Rachele Scarpa (Pd), Vittoria Baldino (M5S) . Con loro varie realtà del territorio (ovviamente c’arano Anpi e Arci) e perfino Christian Raimo, scrittore e insegnante sospeso da scuola - con sua somma sorpresa - per aver definito il ministro Valditara «cialtrone, lurido, repressivo e pericoloso», aggiungendo in seguito «Valditara è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte Nera di Star Wars». Chi l’avrebbe immaginato...
E pensare che tutto questo va in scena in uno Stato dove, secondo la sinistra e secondo quelli che abbiamo appena citato, il pericolo del fascismo repressivo delle libertà individuali e della castrazione della memoria è sempre dietro l’angolo (infatti a Santa Croce sull’Arno, Pisa, i collegi dei docenti di due scuole primarie hanno deciso di non ospitare i carabinieri per un incontro sull’anniversario della strage di Nassiriya, 22 anni fa). Tutto questo va in scena in un Paese dove la vulgata delle piazze rosse spiega che il diritto di espressione e di informazione (vedi il caso Ranucci) ha ormai le spalle al muro per colpa del governo Meloni. Un’Italia talmente avvolta da una cappa liberticida che, per dire, proprio ieri, il liceo Severi Correnti di Milano ha ospitato Paolo Romano, consigliere regionale del Pd, uno dei protagonisti della farsesca Globald Sumud Flotilla, salito in cattedra per istruire gli studenti a colpi di indottrinamento pro-Pal: una lectio magistralis (fa male solo a scriverlo) in Aula Magna per gli alunni delle classi quarte e quinte sulla sua esperienza, dove il contraddittorio non c’era e lo spirito critico neanche, inesistente, al pari della sbandierata componente umanitaria della crociera verso Gaza risoltasi in una provocazione mediatica.
In questa palese e totale carenza di diritti fondamentali per i cittadini è incredibile pensare che, sempre a Milano, domani il Centro Sociale Lambretta (in uno spazio concesso dal Comune, quindi pubblico) ospiterà la presentazione di un libro firmato da Renato Curcio, fondatore delle Brigate Rosse. Un nome, quello di Curcio, che in un Paese normale dovrebbe appartenere ai libri di storia e invece è d’attualità: sia nel dibattito cosiddetto “culturale”, sia (ancora) nelle aule di giustizia, visto che Curcio è imputato per la morte del carabiniere Giovanni D’Alfonso, ucciso nel 1975 nella sparatoria (dove perse la vita pure Mara Cagol, moglie di Renato) durante il tentativo di liberazione di Vittorio Gancia, rapito dalle Br.
A moderare Carlotta Cossutta, 38 anni, nipote di Armando (storico dirigente del Pci), ricercatrice in filosofia politica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, docente di Filosofia politica alla Statale di Milano e membro di “Non una di meno”. Su Google si legge che «fa parte del centro di ricerca PolitessePolitiche e Teorie della Sessualità dell’Università di Verona e di GIFTS, la Rete degli studi di genere, intersex, femministi, transfemministi e sulla sessualità». Il tutto in questa disgraziata Italia dove, secondo Elly Schlein, «la libertà è a rischio quando la destra governa».