Le opposizioni all'assalto del Garante della Privacy, usato come una clava per colpire il governo di Giorgia Meloni. Tutto questo nel quadro di una lotta ormai senza quartiere con Report e Sigfrido Ranucci. A chiedere espressamente le dimissioni in blocco dei consiglieri è Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, secondo cui "sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell'Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità".
"Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell'intero consiglio - sottolinea Schlein -. Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell'istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica".
Le fa eco Francesco Boccia, presidente dei senatori dem: "Da due settimane assistiamo a una serie di rivelazioni, attraverso Report, che riguardano l'attività del Garante della privacy. Evidenti conflitti politici e d'interesse dei membri del collegio, spese pazze, decisioni assunte e poi modificate. Di fronte alla realtà che emerge è assolutamente necessario l'azzeramento dell'authority. E saremmo curiosi di sapere l'opinione del governo su quanto emerso visto che Report ha documentato che, in più di una occasione, un membro del collegio ha avuto interlocuzioni dirette con il partito della Presidente del Consiglio prima che l'Authority assumesse importanti decisioni. Fatti che se dovessero essere confermati renderebbero l'Autorità non più credibile e debole di fronte a cittadini e imprese. E' urgente che il governo venga immediatamente in aula a chiarire quali sono i rapporti intercorsi tra un membro del collegio e Fratelli d'Italia e tra i singoli membri del collegio e aziende e studi legali che anziché essere controparte dell'autorità sono diventati parte integrante di un sistema a dir poco discutibile se non opaco. Il Pd presenterà una interrogazione urgente al governo".
Stessa musica dal Movimento 5 Stelle: "Dopo l'ulteriore ondata di rivelazioni di Report non ci sono più alibi: il Garante della Privacy va azzerato subito. Un’autorità che dovrebbe difendere i cittadini è diventata un covo di conflitti d’interesse, favoritismi, spese folli e legami politici imbarazzanti. Com'è possibile che Giorgia Meloni non dica nulla su questo vero e proprio scandalo? Forse perché i legami suoi e di sua sorella con Ghiglia la mettono in estremo imbarazzo? Forse il governo tace perché è complice? Fuori subito Ghiglia e tutto il collegio. Serve una nuova autorità, indipendente, trasparente, e che risponda ai cittadini e non a via della scrofa".
Dal Garante, intanto, mette in conto le dimissioni anche Guido Scorza. Ma non deve sorprendere, essendo l'avvocato stato eletto come consigliere in quota 5 Stelle. "Viviamo nella società dei dati, il diritto alla privacy non è mai stato così importante nella vita delle persone. Non so immaginare il presente e il futuro senza un'Autorità di protezione dei dati forte, indipendente e autorevole. Specie in una stagione nella quale l'intelligenza artificiale e, con essa, una concentrazione inedita di potere tecnologico, economico e politico, proprio grazie ai dati personali, minaccia di governare l'intera società. Però si è innescato qualcosa che sta minando alla radice l'indipendenza e l'autorevolezza percepite dell'Autorità". Scorza è uno dei quattro componenti del collegio del Garante della Privacy nominato dal Parlamento e dalle pagine di Repubblica annuncia la possibilità di dimissioni a seguito delle inchieste della trasmissione di Ranucci su Rai 3.
"Vediamo cosa succederà nelle prossime ore. Quella di un mio passo indietro è stata una riflessione che ha preceduto qualsiasi altra. La scelta, per ora, è stata quella di restare. Gettare la spugna mi dispiacerebbe e la vivrei come una sconfitta ma, naturalmente, è un'opzione che lascio sul tavolo e che farei mia se mi rendessi conto che è utile al bene dell'Autorità e di un diritto tanto fragile quanto importante come la Privacy". Scorsa fu il solo a votare contro la multa a Report per la pubblicazione dei contenuti di conversazioni sullo scandalo Boccia fra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e sua moglie: "Non ho ancora trovato grandi responsabilità o scelte che non rifarei. Poi bisognerà scrivere, come si fa nel privato, un post mortem. Analizzare cosa non ha funzionato: come si è arrivati dove non si sarebbe dovuti arrivare. Capire come ripartire, facendo in modo che non accada più".
In ogni caso, sottolinea, "non c'è un conflitto di interessi: nel mio ex studio legale oggi lavora solo mia moglie: è lì da 15 anni, da quando è nato. E non è socia: non partecipa in alcun modo agli utili, non si è mai occupata di privacy". "Sono stato eletto dal Parlamento come i miei colleghi - conclude Scorza - secondo quanto previsto dalla legge. Dubitare dell'indipendenza di componenti di un'autorità amministrativa per questo, francamente, mi sembra azzardato. Quello che posso dire con assoluta serenità è che in cinque anni e mezzo non ho mai ricevuto una sola telefonata, un solo messaggio, una sola sollecitazione o richiesta di qualsiasi genere da rappresentanti o esponenti politici in relazione a procedimenti pendenti davanti all'Autorità".