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Conte il temporeggiatore sta rosolando Schlein a fuoco lentissimo

di Daniele Capezzone martedì 18 novembre 2025

2' di lettura

Conte “cunctator”. Un Quinto Fabio Massimo con tanto di pochette. Fa ridere? Sì, la bizzarra immagine strappa un sorriso a tutti tranne che a una persona: la povera Elly Schlein. Su queste colonne, la scorsa settimana, avevamo parlato di una “circonvenzione di segretaria” che Giuseppe Conte stava già evidentemente preparando ai danni della “testardamente unitaria” Elly. Apparentemente, infatti, Conte apriva a una scelta condivisa del futuro candidato premier del centrosinistra, ma in pratica rimarcava differenze sostanziali dal Pd: sulle tasse, sulla sicurezza, su tutto. Non importava e non importa la veridicità nel merito delle cose dette da Conte: contava e conta la volontà grillina di differenziarsi dal Pd per fiaccare (e piano piano politicamente rendere gregaria) la segretaria.

Ieri, in una illuminante intervista a Daniela Preziosi su Domani, si sono capite le modalità del delitto politico: per sfinimento. In che senso? Nel senso che Conte sposta infinitamente e indefinitamente in avanti il momento di ogni decisione. Sfuggente come un anguillone, davanti a ogni domanda che sottolinea l’urgenza delle decisioni, l’avvocato del popolo prende tempo.

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C’è tempo per definire la coalizione, c’è tempo per dire sì o no all’alleanza, c’è tempo per scegliere il candidato a sfidare Meloni, c’è tempo perfino per stabilire le modalità di tale scelta. Unica concessione? Bontà sua, Conte fa sapere che potrebbe esserci un’accelerazione del processo politico solo in caso di conclusione anticipata della legislatura. Ma questa è una pura ovvietà: se la partita di calcio è anticipata dalle 20.45 alle 18, anche le formazioni saranno rese note un pochino prima. A parte questa tautologia, il pentastellato non fa altre concessioni.

E allora cosa se ne ricava politicamente? Non serve Hercule Poirot per risolvere il giallo. Conte ha tutto l’interesse a buttare la palla in avanti perché sia tra sei mesi sia tra un anno lui ci sarà: un po’ più forte o un po’ più debole nei sondaggi, ma comunque saldamente alla guida del Movimento, e dotato di un indubbio potere di interdizione. La stessa cosa non si può certo dire per Schlein: ogni giorno che passa è più fragile dentro e fuori il partito, letteralmente circondata dalle correnti che intanto si riorganizzano, e sempre meno “prime ministerial”, come direbbero i britannici, cioè via via meno credibile come aspirante presidente del Consiglio.

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REFERENDUM TRAPPOLA

Peraltro un primo trappolone sul calendario può essere rappresentato dal referendum sulla giustizia. Una rovinosa sconfitta del No si riverserebbe non solo sul “partito dei pm” ma anche sui partiti fiancheggiatori della campagna. E non a caso, da qualche giorno, Schlein sembra meno esposta sul tema, più cauta, più defilata. E non solo perché sa che molti dirigenti piddini sono favorevoli al Sì, ma proprio perché si rende conto del rischio di intestarsi una clamorosa sconfitta. Morale. Conte può stare fermo: le cose lavorano per lui. Elly, al contrario, deve prepararsi a una vera e propria via crucis.

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