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Carlo Verdone sindaco, perché un solo giorno?

La verità è che i romani preferiscono l’attore al primo cittadino "politico" Gualtieri
di Francesco Storace martedì 18 novembre 2025

3' di lettura

Ma che bella Roma, con il sindaco che ci fa più sorridere che piangere. Un attore vero e non la recita quotidiana. Dovevate vederli gli automobilisti. Appena si è sparsa la voce che in Campidoglio c’era ahinoi per un giorno solo- Carlo Verdone al posto di Roberto Gualtieri - la Capitale si è trasformata. Nel traffico era un coro: “Prego, prima lei”. “Ma ci mancherebbe, tocca a lei”. Clacson azzerati. Vigili a riposo. Taxi ovunque. Un sogno.

Capitale del mondo. Quel che nel programma del sindaco rosso era una promessa irrealizzabile- la città dei quindici minuti - è diventata la realtà che nessuno pretendeva: «Ma che ce frega, va bene così». E le periferie, che il sindaco lo vedono solo quando c’è un nastro da tagliare, fosse anche per una buca da ricoprire..., affascinate dall’attore-regista-primo cittadino pronto a mettere le mani sul Pnrr per risolvere le grane ancora senza soluzione. Gli hanno fatto anche festa, gli anziani del centro di La Storta: il numero 75 come candeline sulla torta, perché «er sinnaco» compiva gli anni. «E manco se riposa nel giorno der compleanno».

E no che non si è riposato. Indossata la fascia tricolore consegnatagli da Gualtieri, di buon mattino Verdone ha riunito la giunta comunale, a cui ha fatto approvare due atti di indirizzo contro i quali non c’è opposizione che tenga: una prima memoria di giunta ha stabilito la prossima attivazione di un punto di odontoiatria e psicologia sociale a Tor Bella Monaca. È il municipio di destra della Capitale, mica Verdone fa come Gualtieri. Non discrimina. E poi, la seconda decisione: misure di sostegno e valorizzazione per le librerie della città.

Domanda: ma perché un giorno solo da sindaco? Vederlo sbucare con la testa da Palazzo Senatorio e poi in giro per la città nei quartieri più lontani dal centro storico ha emozionato. E, diciamolo, soprattutto per la caratura del personaggio, romanesco a tutto tondo. Roma lo ama.

E lui la ripaga, anche se va in zone che nemmeno Google maps riesce a individuare. Il mare della città a Ostia, il palazzo lungo un chilometro a Corviale, gli autobus che improvvisamente sono lindi e puntuali: la Capitale assume le sembianze dell’attore nelle sue parti migliori. E neanche una manifestazione a contestarlo. A proposito, per un giorno applausi al sindaco, Verdone non Gualtieri, anche dall’opposizione. Niente riunione della commissione trasparenza, nessun esposto in Procura o alla Corte dei Conti. E neppure delibere d’oro per gli amici degli amici. Per Verdone siamo tutti amici suoi... In questa straordinaria fiction, a sera, prima di riporre la fascia in armadio, arriva inaspettata la telefonata della presidente del Consiglio. E Verdone: «A Gio’, manname un po’ de quattrini, che con le buche se so’ magnato tutto». Il saluto di Gualtieri sta in una promessa: «Se continui a fare il sindaco ti portiamo in Parlamento».

«Maddeche’, è la replica, preferisco er cinema. So’ già stanco morto, fatelo voi er mestiere vostro». Da oggi si ricomincia. Applausi da tutta la città a Carlo nostro, borbottii al passaggio del sindaco vecchio che è tornato. «La monnezza», gli gridano. «Er traffico», gli urlano. «Li stranieri», ululano. No, non è la stazione Termini, ma tutta Roma dove precipita la qualità della vita. Ci mancherà il sindaco che sorride; perché ci resta quello che ci fa piangere. «A Verdone, facce lo stadio della Roma», hanno implorato l’attore. Ma era tardi, aveva già “staccato”. Per i sogni c’è sempre tempo. In fondo, alle elezioni capitoline manca poco. E il popolo lo dirà: «Magara Verdone».

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