Sono in piazza contro la violenza sulle donne ma sul loro profilo social postano un cartello con la scritta “Meno Femminicidi, più Melonicidi”. Fratelli d’Italia registra e riporta con indignazione, sottolineando il “paradosso grottesco, quasi una confessione involontaria”, in base a cui “la violenza è inaccettabile tranne quando la vittima non piace politicamente”.
Naturalmente su internet si sprecano i commenti. La maggior parte delle donne vive un misto di rabbia e disagio. L’ira non è rivolta a Meloni, ma alle femministe di “Non una di meno” che con il loro odio politico macchiano una battaglia di civiltà che dovrebbe accomunare tutte le donne, e insieme a esse anche gli uomini, e che invece, condotta in questo modo, isola, respinge, manda a vuoto il tentativo di sensibilizzare. L’obiettivo di queste ultra femministe di sinistra è diminuire gli assassinii di donne o far fuori la Meloni? Non si capisce; e il secondo messaggio è così straniante e grottesco che, pur nella sua finalità, che pure vogliamo illuderci sia soltanto provocatoria, finisce per annullare il primo, che meriterebbe ben altri alfieri.
Più che indignazione, al cronista che qualcuna ne ha vista, il cartello delle aspiranti melonicide suscita stanca indifferenza. La tentazione sarebbe ignorarle, come il latrato di un branco lontano. “Non ragioniam di lor ma guarda e passa”, suggeriva Virgilio a Dante. Solo che la guida del poeta si riferiva agli ignavi, coloro che in vita non furono né buoni né cattivi. In questo caso invece siamo in presenza di donne pericolose. Non ci riferiamo all’associazione “Non una di Meno” in quanto tale, che anzi persegue sulla carta scopi meritori e necessari, quali sono le lotte alla violenza di genere al maschilismo e al sessismo. Però, cartelli come quello denunciato da Fdi rivelano che è innegabile che ci siano singole donne che, all’ombra dell’associazione e dei suoi fini meritori, nella migliore delle ipotesi diano sfogo alle proprie frustrazioni e ai propri istinti belluini, nella peggiore veicolino un messaggio criminale.
Le femministe sostengono, giustamente, che la donna deve denunciare al primo indizio, non perdonare nulla, e l’autorità deve intervenire con velocità e fermezza, se si vogliono diminuire i femminicidi. Allo stesso modo con il melonicidio, perché a dirlo e ridirlo in piazza quasi fosse una filastrocca, si rischia di dare pessimi consigli, se non il cattivo esempio. Meglio quindi che la parte lesa denunci e l’autorità intervenga. Meglio per tutti, soprattutto per le femministe vere. Se continui a ignorarne il lontano latrato, prima o poi il branco assatanato rischi di ritrovartelo sotto casa.
Le recenti cronache peraltro riportano che queste femministe non sono tutte sante, né vorrebbero esserlo, visto che il loro antico slogan era “tremate, le streghe sono tornate”. Secondo quanto riportato dalla stampa, in un’inchiesta della Procura di Monza emersa solo poche settimane fa alcune attiviste di “Non una di meno” sono indagate per stalking e diffamazione aggravata.
Avrebbero messo in pratica atti persecutori via sms e attraverso una chat battezzata “fascistella”, inscenando una sorta di gogna digitale nella quale la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Aushwitz, veniva chiamata “vecchia nazi” e il capo dello Stato, Sergio Mattarella era definito “un vecchio di m...”, con la paladina delle cause lgbtqia+, la defunta Michela Murgia, descritta come “persona di m...”.
Ricordiamo tutto questo non per indebolire la battaglia contro i femminicidi e la causa delle donne, bensì per separare il grano dalla gramigna, il raccolto dall’erbaccia infestante che lo rovina. Purtroppo nelle regole dell’attuale circo mediatico è sempre chi grida più forte e dice la peggio bestialtà che riesce a lasciare il segno. Pertanto, o lo si allontana, o ci si allontana, oppure si rischia di confondersi con il male e passare per quello che non si è, pregiudicando i nobili scopi per chi ci si batte. Non una di meno? Alle volta sarebbe il caso di dire che è meglio molte di meno ma qualcuna di buona in più.