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Regionali, la sinistra festeggia? Ma si apre subito la "faida" sulle elezioni 2027

di Elisa Calessi martedì 25 novembre 2025

3' di lettura

Il centrosinistra, il campo largo, riparte dal Sud. Dal blocco Campania-Puglia, le due regioni del Sud che la coalizione progressista, rispettando del resto le previsioni, conferma. Una ripartenza segnata dall’entusiasmo perché in entrambe le regioni, al netto dell’astensione, la vittoria ha proporzioni altissime: sia Roberto Fico, sia Antonio Decaro superano il 60%. Una valanga che non sposta nulla, in termini di “bandierine” (il centrosinistra già governava entrambe le regioni), ma che ridisegna gli equilibri interni e apre ufficialmente la partita per la premiership.

Il primo dato di fatto si è materializzato nel pomeriggio alla Fabbrica italiana dell’innovazione, lo spazio affittato da Fico per attendere i risultati. Arrivano tutti i leader del centrosinistra, cosa più unica che rara. Prima Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, poi, quasi contemporaneamente, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Si chiudono in un salottino con Fico.

Poi, uno alla volta (solo alla fine la foto è insieme), si offrono a telecamere e taccuini per commentare la vittoria. «Mi avete sentito dire più volte che uniti si vince. Oggi dico che uniti si stravince», dice Schlein. La lettura che è subito nazionale: la sconfitta in Campania del viceministro di Fdi, Edmondo Cirielli, dice la segretaria del Pd (e prima lo aveva detto Fico) è la «sconfitta di Meloni». «Il messaggio è chiaro, l’alternativa c’è ed è competitiva, il riscatto parte dal Sud e ci porterà a vincere perché per le politiche la partita è apertissima», mette in chiaro prima della foto di gruppo dei leader del centrosinistra dal palco. Ancora: «La strada è questa, gli elettori hanno premiato lo sforzo unitario». Lo stesso dice Conte: «Chi ha saltellato, oggi cade». Ma la partita non era solo tra centrodestra e centrosinistra.

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TEST INTERNO
Le vittorie in Campania e in Puglia erano anche un test all’interno del centrosinistra. E da questo punto di vista il bilancio è meno chiaro. Ha vinto, senza dubbio, Elly Schlein, sia perché il Pd, in tutte e tre le regioni, cresce, sia perché ha vinto la sua linea unitaria, perseguita perfino a costo di cedere (in Campania) la candidatura a un partito alleato. Certo, per il Pd (e i riformisti lo fanno notare) resta aperto un problema Nord. Nella parte più popolosa e produttiva del Paese, il Pd è ancora largamente minoritario, così come tutto il centrosinistra. Ma ha vinto anche Giuseppe Conte: con la vittoria di Roberto Fico, infatti, il Movimento Cinquestelle guadagna due presidenti di regione. E l’ex premier lo fa notare: «Per il M5S è una doppietta storica: due governatori di regione in due anni, quando prima non ne avevamo avuto mai nessuno. Questo ci dà ancora più forza e coraggio». Più forza anche per rivendicare la premiership?

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SOTTOFONDO
Il problema c’è ed è il sottofondo dei commenti che si fanno in Campania e in Puglia. Chiusa la maratona elettorale d’autunno, si apre il capitolo di come strutturare la coalizione. E di chi scegliere come guida della squadra. Schlein è pronta, Bonelli e Fratoianni da tempo chiedono di scrivere un programma. Conte, come al solito, è più freddo. Anche nel Pd i dubbi sulla coalizione non mancano: belle, bellissime le vittorie di Fico e Decaro, diceva ieri Giorgio Gori, ma «il progetto che siamo chiamati ad elaborare per le elezioni politiche deve sforzarsi di parlare a tutti i cittadini, anche a chi questa volta è rimasto a casa».

E, ieri, sono stati tanti a rimanere a casa. Soprattutto, resta irrisolto il nodo della candidatura a premier. Un tema che traspare nei commenti che ieri Partito democratico e Movimento Cinquestelle hanno fatto sulla legge elettorale. A legge vigente, il candidato premier è il leader del partito più grande. Ma se si riformasse la legge in senso proporzionale, magari prevedendo l’indicazione del premier nella scheda elettorale, si aprirebbe la strada alle primarie di coalizione. Non a caso ieri il Partito democratico si è detto contrario a cambiarla, al contrario del M5S. «Siamo per cambiare la legge elettorale, siamo per il proporzionale», ha detto Riccardo Ricciardi. Ieri Schlein ha aperto alla possibilità di fare primarie di coalizione. Resta da vedere se è disponibile Conte.

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