Luca Zaia è l’uomo che piace a tutti, almeno in Veneto. Anche da delfino del vincente Stefani è riuscito ad ottenere il record nazionale di preferenze: 203.054. E ora, dopo la sua esperienza da governatore, i cittadini di Venezia lo vogliono in loro rappresentanza. Nel frattempo, l’ex-capo della “locomotiva d’Italia” ha commentato l’esito delle regionali al Corriere della Sera, trasudando soddisfazione: “Quella del 2020, in pieno Covid, mi regalò una grande soddisfazione (ottenne quasi il 77%, ndr ). Questa è stata gratificante, perché un simile consenso dopo 15 anni di governo significa aver lavorato bene per la mia terra. Il mio popolo mi è vicino”.
C’è curiosità, ora, sul futuro di Zaia e lui stesso gioca a fare il sibillino: “Lo capirete pian piano. Mi hanno candidato a tutto, da sindaco di Venezia a un posto da deputato fino all’Eni. Tutte ipotesi che comunque rimandano alla primavera-estate prossime. I veneziani hanno voluto darmi un segnale che mi vogliono come sindaco. Non rincorro le poltrone. Sono l’unico che ha rinunciato a un seggio sicuro in Europa per mantenere fede al patto stretto con i veneti”.
Rinnovato, invece, il patto con il suo partito, la Lega: “Questa è la mia casa. Di sicuro ora, avendo più tempo, mi dedicherò di più al partito. Del resto, il militante della Lega deve essere pronto, dall’alba al tramonto. Per noi restano centrali l’identità, il federalismo, l’autonomia, la legalità. Pur dentro il solco del centrodestra, dobbiamo rappresentare l’anima liberale ancorata ai territori”. Non tanta intesa, però, con Vannacci, unico a non complimentarsi per la vittoria: “Non è il mio benchmark, non ho bisogno di misurazioni, e i vicesegretari della Lega sono quattro, non solo uno”. Quanto al rapporto con Fratelli d’Italia, Zaia spiega: “Non li vedo come nemici. Abbiamo tante cose da fare insieme per realizzare il programma di governo che deve garantire pari dignità a tutti. Parlare di Autonomia non significa bestemmiare in chiesa. Per la Lega è un valore imprescindibile”.