Dal campo largo, che richiama atmosfere rurali, al progetto unico, che sa più di urban city. Per Pier Luigi Bersani, ex-segretario del PD, il progetto dell’alternativa al governo ha bisogno di un’identità vera, non di etichette da agriturismo. Nell’intervista concessa ad Annalisa Cuzzocrea su la Repubblica, l’ex segretario dem entra a gamba tesa su maggioranza e opposizione, tra stoccate, numeri e avvertimenti.
Sull’invito ad Atreju e il botta e risposta tra Elly Schlein e Giorgia Meloni è tranchant: “Sarebbe meglio se la premier lasciasse perdere i giochetti e le furbizie”. E spiega che l’unico motivo per andare sarebbe “dire ciò che va detto”: crescita in frenata, salari reali a meno 8%, italiani che rinunciano a curarsi, reati in aumento, industria “a rotta di collo”.
Sulle promozioni delle agenzie di rating, Bersani taglia corto: “Guardano come stanno i conti pubblici e le banche. E infatti i conti hanno preso la via dell’austerità e le banche stanno da Dio”. Quanto alle Regionali, vede uno spiraglio, ma bacchetta l’opposizione: “Il potenziale per competere e batterli c’è, ma c’è sempre il rischio che lo buttiamo via”. La ricetta è politica, non personalistica: “Serve un gesto politico, da fare tutti insieme, che dichiari la nascita del progetto per l’alternativa. Poi un programma essenziale. Infine un’insegna, un nome, un po’ meno campestre di campo largo”. E sulle primarie frena: “Pensare di compensare le fragilità con la competizione è un errore grave”.
Sulla leadership e su Giuseppe Conte invoca la virtù perduta: “La generosità è la materia prima della politica”. E su Renzi ironizza: “Non bisogna mettere limiti alla provvidenza, ma restare vigili”. È pieno di massime, insomma, Bersani. Infine l’allarme istituzionale: “Le destre vogliono superare la divisione dei poteri e concentrarli in un esecutivo plebiscitato”. Parole che suonano come un ultimatum al centrosinistra: meno caminetti, più coraggio. E soprattutto, meno “campo” e più progetto.