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Meloni fa la Thatcher anche con i Volenterosi

Davanti a Macron e gli altri, la premier conferma la necessità di tenere insieme Europa e Usa. Si tratta sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina
di Fausto Carioti venerdì 12 dicembre 2025

3' di lettura

Giorgia Meloni sulle orme della Lady di ferro. Nella giornata in cui riceve il premio “Margaret Thatcher Award” da New Direction, la fondazione dei conservatori europei nata nel 2009 sotto il patrocinio dell’ex premier britannica, la presidente del consiglio italiana conferma di essere la leader europea più determinata a difendere l’asse atlantico tra il vecchio continente e gli Stati Uniti. Un’alleanza messa alla prova anche dalle trattative che dovrebbero condurre alla tregua in Ucraina.

La possibilità di raggiungere un accordo è nelle mani di Donald Trump, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Il ruolo dell’Europa è inevitabilmente marginale e questo vale anche per la coalizione dei cosiddetti “volenterosi” co-presieduta dal francese Emmanuel Macron e dal britannico Keir Starmer, che si è riunita ieri pomeriggio in una videoconferenza cui ha partecipato pure Meloni.

Le premesse non erano buone. Alla vigilia, mercoledì sera, Trump ha fatto sapere che nella discussione che aveva avuto con Macron, Starmer e il tedesco Friedrich Merz, erano state scambiate «parole piuttosto forti». L’inquilino della Casa Bianca si è mostrato molto scettico anche sui nuovi colloqui chiesti dai leader europei: «Non vogliamo perdere tempo». Chi insiste col dire che l’Europa, e in particolare Parigi, avranno un ruolo decisivo, è ovviamente Macron. Il quale ha riaffermato «la determinazione della Francia a proseguire il suo impegno a favore della pace e la sicurezza per l’Ucraina e in Europa» e ha ribadito l’importanza della coalizione dei volenterosi, di cui è il promotore.

Nel confronto con lui e con gli altri leader, Meloni ieri è tornata sulla necessità di mantenere la coesione tra le due sponde dell’Atlantico. I presupposti, ha spiegato, ci sono e riguardano innanzitutto una visione condivisa degli aspetti fondamentali del negoziato, iniziando dalle garanzie di sicurezza e dalle prospettive di ricostruzione dell’Ucraina.

Anche se Macron, Starmer e Merz si ripromettono di “controbilanciare” il piano di pace americano, infatti, la discussione non si è allontanata di molto dal disegno di Trump, che prevede (in termini ancora da definire) la demilitarizzazione della regione del Donbass in cambio di garanzie di sicurezza a Kiev. Queste dovrebbero includere una clausola simile a quella che garantisce i Paesi membri della Nato dalle aggressioni esterne, anche se l’Ucraina non potrà entrare nell’Alleanza atlantica: l’idea proposta mesi fa dal governo italiano.

Lo stesso Zelensky lo ha confermato al termine della videoconferenza con Macron, Starmer, Meloni e gli altri. «Stiamo lavorando per garantire che le garanzie di sicurezza includano componenti serie di deterrenza europea e siano affidabili, ed è importante che gli Stati Uniti siano con noi e ci sostengano. Nessuno è interessato a una terza invasione russa», ha scritto sul web il presidente ucraino. Ursula von der Leyen ha confermato che si è discusso «della necessità di garanzie di sicurezza solide e credibili», avvertendo che «la prossima settimana sarà decisiva». Cresce la convinzione, insomma, che la svolta che porta alla tregua sia davvero vicina. Domani i funzionari di Ucraina, Usa, Francia, Germania e Regno Unito si incontreranno a Parigi per discutere delle garanzie, mentre lunedì, a Berlino, potrebbe tenersi un vertice con i leader dell’Unione europea, al quale non è esclusa la presenza di Trump.

La convinzione che l’Occidente e i suoi valori di libertà possano salvarsi solo tenendo insieme Europa e Stati Uniti è una delle ragioni per cui Meloni, nel centenario della nascita di Margaret Thatcher, ha ricevuto il riconoscimento dalla fondazione New Direction, presieduta dall’europarlamentare di Fdi Nicola Procaccini. Nel ringraziare per il riconoscimento, Giorgia Meloni ha ribadito lo spirito che la guida nella sua attività di governo. «Io mi considero un soldato al servizio di un’idea», ha detto. La Thatcher «è stata una donna che ha lasciato il segno nel XX secolo ed è entrata nella storia per le sue idee coraggiose. Ma, ancor più, per la libertà con cui ha espresso quelle idee senza paura di andare controcorrente, quando semplicemente era importante farlo per la gente e per il proprio Paese. Dunque», ha aggiunto, «non penso di meritare questo premio. A essere onesti, c’è molto lavoro da fare e molto ancora da dimostrare per essere a quel livello. Stiamo semplicemente cercando di fare del nostro meglio». Assieme a lei, ieri hanno ricevuto il «Margaret Thatcher Award» altri sei protagonisti del mondo della politica e della cultura occidentale, tra cui lo storico e filosofo francese Rémi Brague, il golfista Usa Jack Nicklaus (uno dei più grandi di tutti i tempi) e l’attore statunitense Neal McDonough, uno dei pochi divi orgogliosamente cattolici di Hollywood. 

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