Più sovranista dei sovranisti, la (incredibile) parabola politica di Aboubakar Soumahoro pare essere arrivata a un punto di non ritorno: il deputato del Gruppo Misto, eletto tra le fila di Alleanza Verdi e Sinistra italiana ma fatto fuori con imbarazzo dopo l'inchiesta sull'uso dei soldi alle coop che ha coinvolto moglie e suocera, si dice pronto a passare con la destra. Tutto vero.
"Gli ultimi anni, per me, sono stati una rinascita. La vita stessa è una rinascita continua", spiega l'onorevole al Foglio. Passerà le feste di Natale in Africa, tra Senegal, Costa d'Avorio e Guinea, ma la sua testa è già al prossimo clamoroso salto del fossato. "Io non ragiono con le lenti del Novecento. E non procedo per semplificazioni. L'interesse c'è - annuncia a proposito delle prossime elezioni politiche -. Sono pronto a candidarmi con una dimensione di forze che portano in seno il tricolore".
Il nome del partito o della lista resta top secret: "Faccia un check nei simboli dei partiti - provoca -. Io sono un pragmatico. Guarderò il progetto". Da pragmatico, appunto, nell'attesa si sta dando da fare nella sua Africa: "Bisogna creare rapporti di interscambio commerciale tra il nostro paese e il continente. Partendo dai numeri, noi sappiamo per esempio che l'Africa avrà bisogno di circa 402 miliardi di dollari all'anno, entro il 2030, per portare a termine il proprio processo di trasformazione in alcuni settori come le infrastrutture, l'agroalimentare, l'istruzione. Sappiamo che l'interscambio commerciale tra Italia e Africa è ammontato a 57 miliardi di euro nel 2023, e che di questi circa 38 sono relativi a importazioni e 19 all’export. Sappiamo poi che gli scambi commerciali con la Francia, di contro, hanno superato i 65 miliardi di euro nel 2024. E che il tutto avviene in un contesto, penso soprattutto l'Africa subsahariana, destinato a crescere più della Cina entro l'anno prossimo".
"Saranno con me alcune aziende già presenti al forum che ho organizzato a ottobre, dove c'erano anche esponenti del governo italiano", sottolinea puntualizzando che dal centrodestra, riguardo al suo lavoro di raccordo, "c'è ascolto e attenzione. Ma a me preme anzitutto essere utile al paese". Che è l'Italia: "'Ivoriano' lasciamolo dire ad altri. Io sono italiano. E per questo posso dire che l'incontro con le aziende africane rappresenta un'opportunità di partenariato win-win, di trasferimento delle conoscenze. Si tratta di riposizionare il nostro paese come soggetto centrale, di uscire dai cliché mediatici".
Uno di questi, forse, era l'averlo etichettato come simbolo della sinistra: "Io sono un uomo libero, e non uso la cassetta degli attrezzi del '900. Un secolo fa si parlava di catena di montaggio e proletariato. Ma oggi sotto l'ombrello degli operai ci sono imprenditori e partite Iva. Non è blasfemia. E' la realtà dei fatti. E' la metamorfosi del tessuto sociale. C'è chi come me lavora, e fa proposte concrete, e chi invece semplifica sui social, imponendo gabbie. Io difendo l'interesse italiano". Insieme a chi, sarà il primo grande giallo del 2026.utto qui”.