La dinamica del consenso tra le forze politiche italiane sembra essere cristallizzata. È questo il quadro che emerge dalla Supermedia Youtrend -Agi che si è concentrata sui differenziali di consenso tra gli schieramenti nel mese di gennaio e a dicembre. L’«andamento aggregato», infatti, fa notare Youtrend, «mostra che la somma delle liste di centrodestra è leggermente calata tra gennaio e dicembre, dal 48,5 al 48,1». Aggiungono che «sono i cresciuti lievemente i centristi (cioè Italia Viva, Azione, +Europa) dal 7,1 al 7,7» e il cosiddetto campo largo, Pd, Movimento 5 Stelle, Avs passa dal 40,5 al 40,8. Di fatto cresce di uno 0,3.
Si tratta di sommovimenti minimi, che confermano la sostanziale stabilità delle forze di governo e l’affanno patito dall’alleanza Pd-5 Stelle-Avs nel recuperare terreno. Se noi tenessimo questo schema, il centrodestra continuerebbe ad avere un largo margine di consenso. Per essere esaustivi nella descrizione del quadro politico, dobbiamo considerare che il centrosinistra è in fase evolutiva, con Renzi e +Europa in rotta di avvicinamento al campo largo (a differenza di Azione di Calenda, che al momento se ne tiene lontano).
Ma è noto che, nella formazione del consenso, non sempre le alleanze portano alla sommatoria aritmetica dei voti, perché alcune quote di elettorato possono non gradire l’abbraccio con forze politiche che ritengono non compatibili (pensiamo, per fare un esempio, all’eventualità di un accordo che preveda la convivenza di Giuseppe Conte e Matteo Renzi). A corredo dell’andamento di quest’anno vanno considerati due stati di fatto. Il primo riguarda l’agenda politica che ha dovuto attraversare il centrodestra al governo, con la complessità internazionale che continua a farsi sentire, comportando delle conseguenze sul costo della vita importanti (il riferimento è alla crisi russo-ucraina ancora non risolta), alla polarizzazione nel Paese intorno alle scelte di politica internazionale (pensiamo al quadrante medio orientale). E non è mancata, poi, la pressione di una congiuntura economica non facile e il dato di una manovra quest’anno redatta con il freno tirato, per accelerare l’uscita dalla procedura di infrazione dell’Italia per deficit eccessivo. Tutto questo, però, non sembra aver fornito al campo largo quell’angolatura per costruire un messaggio in grado di far acquistare consenso in modo significativo. Così come non pare aver portato beneficio il percorso indubbiamente in atto per costruire un’alleanza.
A differenza degli anni scorsi, il 2025 ha segnato la costante delle alleanze regionali del cosiddetto campo largo nel segno del “testardamente unitari” di Elly Schlein, con l’aggiunta di Italia Viva che si è intestata la creazione di un contenitore riformista. Andando insieme, il centrosinistra allargato non è riuscito a centrare l’obiettivo di strappare le Marche alla riconferma del centrodestra. Ma è riuscito a tenere la Toscana, la Campania e la Puglia, con una gestazione di alleanze complessa nelle prime due regioni. Forse, quindi, è proprio la difficile compatibilità di identità ed elettorati a spiegare questa difficoltà nel far crescere i consensi.