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Comunicare al tempo dei socialnon è mai stato così… difficile!

Malgrado la tecnologia che ci connette H24 al resto del mondo tendiamo ad isolarci sempre di più nella vita reale. Parlano chiaro i dati dell’ultima indagine dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche (Dite)
di Maria Rita Montebelli giovedì 31 gennaio 2019

3' di lettura

All’incirca dieci anni fa, l’avvento dei social network ci ha dato la possibilità di connetterci e interagire con persone lontanissime da noi. Se il tempo che passiamo online è aumentato esponenzialmente è anche a causa di siti come facebook e twitter, eppure questi strumenti di condivisione – di pensieri, esperienze, fotografie – ci hanno progressivamente isolati. A dirlo è l'ultima indagine condotta dall'Associazione nazionale dipendenze tecnologiche (Dite) su un campione di 500 persone di entrambi i sessi di età compresa tra i 18 e i 68 anni. L’indagine ha rivelato che si è sempre più disposti a parlare di sé e a conoscere gli altri attraverso i social anziché mettersi a confronto nelle occasioni che offre la vita offline: per l'80 per cento degli intervistati, infatti, i social facilitano l'incontro con l'altro, eppure il 65 per cento di loro confessa di avere difficoltà a gestire la relazione quando si trovano davanti a un soggetto in carne e ossa. “Scrivere e parlare l'uno di fronte all'altro implica due diverse abilità - osserva lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell'Associazione nazionale Dite - La comunicazione, in generale, affinché sia efficiente ed empatica, richiede molto allenamento. Più siamo disposti a confrontarci, a scambiare idee, e a dialogare con gli altri, più si migliora”. Ma come mai si privilegia la modalità scritta, sparsa su un social e l'altro con anche l'aggiunta di invii di tanti vocali che non richiedono un confronto diretto, piuttosto che quella parlata? “Perché creiamo più community e meno comunità. Comunicare nella vita offline comporta l'uso di tutti sensi, dell'empatia e chiede la disponibilità a metterci la faccia. Abbiamo delle micro espressioni facciali che possono dire molto del nostro stato emotivo alla persona con cui ci troviamo di fronte. E poi, appunto, è necessario un confronto a cui non siamo più così abituati”. Il 55 per cento del campione sostiene che i social colmino il bisogno di intrattenere relazioni con altre persone. Se si va a sviscerare il dato, si scopre che la pensano così il 78 per cento degli intervistati tra i 18 e i 28 anni e il 63 per cento di età compresa tra i 58 e i 68 anni. Numeri che mettono in luce anche un altro aspetto: il 68 per cento delle 500 persone che hanno risposto ai questionari dice di non soffrire la mancanza di qualcuno accanto da quando utilizza con regolarità i social, perché online c'è sempre qualcuno pronto a rispondere o a intrattenersi in compagnia. Vale a dire che non ci si sente più soli? “I social invitano ad attivarsi, a postare, a scrivere, a leggere commenti... Ed è vero che, in un certo senso, facilitano il contatto con gli altri e possono far sembrare più lontane le difficoltà con cui tutti dobbiamo fare i conti nella quotidianità – commenta Lavenia - Ma, a mio avviso, più che aiutare a non sentirsi più soli, sarebbe meglio dire che le persone non hanno più il tempo di annoiarsi o di vivere una solitudine costruttiva. Il tempo sui social passa in fretta e sembra che ci sia sempre qualcosa da fare, o guardare, scrollando tra le loro pagine”. Da quanto emerge nell'indagine, è diminuita la capacità di creare nuovi contatti nella vita offline. Il 60 per cento del campione dice di non avere costruito nuovi rapporti amicali negli ultimi tre anni. Il dato sale al 73 per cento per la fascia di età che va dai 38 ai 48 anni. “Sui social ci si allena continuamente a presentarsi nel modo migliore. Questo atteggiamento, da una parte, è positivo: lo si può utilizzare anche nella vita offline e iniziare a conoscere persone mettendo in mostra la parte di sé che piace di più. Dall'altra, invece, fa riflettere sul fatto che quando ci si ritrova vis à vis si è più attenti a tutelare la propria privacy mentre online si è più disinibiti”. Perché accade questo? “Sui social qualunque pretesto è buono per commentare una notizia, anche dopo diverso tempo, mentre quando ci si trova faccia a faccia bisogna essere pronti a interagire con i dovuti modi nell'arco di poco”, conclude Lavenia. (MATILDE SCUDERI)

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SOCIAL NETWORK
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SOLITUDINE
COMUNICAAZIONE
GIUSEPPE LAVENIA
MATILDE SCUDERI
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DIPENDENZE TECNOLOGICHE
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DITE

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