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Riscaldamento globale? No, è l'estate più fresca da vent'anni a questa parte: la sentenza dei meteorologi

di Davide Locano sabato 30 giugno 2018

3' di lettura

E adesso chissà cosa diranno gli scienziati che brandiscono l’arma del riscaldamento globale per convincerci che il pianeta è sull’orlo del burrone e che l’ecosistema rischia di spezzarsi. Già, perché l’estate cominciata la settimana scorsa non farà registrare caldo record né nomi mitologici di anticicloni infernali pronti a invadere l’Italia, anche se non si eslcudono picchi. Quella fresca di quest’anno, in ogni caso, sarà la prima estate “normale” dal 2000 a oggi. In principio fu Scipione l’Africano, che raggiunse l’Italia a metà giugno del 2012 facendo schizzare le colonnine di mercurio vicino ai 40 gradi. Poi, in rapida successione, toccò a Caronte traghettare il grande caldo dal Sahara alla nostra penisola, nessuna città esclusa. E coì fu anche nelle due estati successive, quando arrivò persino Ciclope. Cambiava il nome, ma l’anticiclone era lo stesso: il gigante con un occhio solo, però, si fermò a Roma risparmiando il nord. Il resto è storia molto più recente e risponde al nome di Lucifero. Già, perché anche tra luglio e agosto dell’anno scorso il caldo africano ci stritolò nella sua morsa senza respiro. Si parlò addirittura di 63 gradi percepiti. Un’esagerazione? Forse. Quello che è certo è che i termometri arrivarono a segnare temperature da febbre (37/40 gradi) da Bolzano a Palermo. E quest’anno? Leggi anche: Italia come i tropici: la previsione dell'esperto NELLA MEDIA «Rispetto agli anni scorsi, le previsioni dicono che le temperature saranno nella media. Le estati scorse, con l’innalzamento della temperatura, rientravano nel quadro del cambiamento climatico, ma in questo contesto ci possono stare anche stagione più normali. In ogni caso, non si possono escludere ondate di calore», spiega Bernardo Gozzini, direttore del Lamma (Laboratorio per la Meteorologia, Climatologia e Modellistica Ambientale) associato al Consiglio nazionale delle ricerche. Ma perché quest’estate suderemo meno? «Sono due i motori che veicolano il caldo sul Mediterraneo: il monsone africano e quello indiano. Allo stato attuale, la loro attività - collegata alla temperatura dell’oceano Atlantico - ci informa che sarà un’estate normale». Funziona così. Il monsone africano spinge dal golfo di Guinea, appena al di sopra della linea dell’equatore: una brezza molto consistente, che si fa sempre più forte in base allo scarto di gradi tra la temperatura dell’oceano e quella della terra. Quando quest’ultima si alza, i venti monsonici spingono l’umidità verso la zona sahariana e l’anticiclone africano dal deserto algerino, tunisino e libico verso il bacino mediterraneo. «L’anticiclone porta con sé umidità, quindi afa e temperature fino a 35 gradi. La tendenza registrata dal 2000 in avanti è stata quella di ondate di calore che aumentavano sia come numero che come durata», spiega Gozzini. Non solo. Perché a rendere meno bollenti le città italiane è tornato a farsi vivo l’anticiclone delle Azzorre, dato quasi per disperso. «L’anticiclone delle Azzorre è tipico per regalarci estati calde, ma non afose né umide. A luglio, comunque, potrà esserci qualche precipitazione in più». CAMBI NATURALI Possibile che il caldo sia solo in ritardo e arrivi a settembre e ottobre, quando gli uffici tornano a riempirsi e le spiagge si spopolano? «Difficile dirlo con così tanto anticipo. Quest’anno stiamo assistendo a una variabilità climatica naturale, l’estate rientra nei canoni di anni fa grazie all’alternanza dell’anticiclone delle Azzorre e le perturbazioni che arrivano dall’Atlantico. Chi soffrirà le temperature più alte sopra la media, in Italia, saranno soprattutto le zone del centro-nord. Il caldo forte quest’anno interesserà l’Europa centro-orientale», spiega la dottoressa Marina Baldi, climatologa dell’Ibimet, l'istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche. Stando ai dati Istat, dal 2002 al 2016 i capoluoghi di regioni hanno fatto registrare temperature in media più alte di un grado rispetto al trentennio ’70-2000: dagli 0,5 gradi in più di Cagliari e Genova al grado e mezzo di Perugia. Cambiamenti climatici che, oltre a creare danni economici per i raccolti nei campi, hanno avuto un impatto sulla mortalità. Secondo Legambiente, infatti, le ondate di calore hanno causato quasi 24mila morti in Italia tra il 2005 e il 2016, con un picco di oltre 7mila decessi legati al caldo solo a Roma (dal 2000 a oggi). Quest’estate, però, i vari Scipione, Carone e Lucifero si sono addormentati nell’Africa settentrionale. E i monsoni non hanno in programma di svegliarli. di Massimo Sanvito

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