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Aumentano in casi di contagio da leishmaniosi

Non è più solo un problema del sud: attenzione agli amici a 4 zampe
di Monica Rizzello sabato 24 aprile 2010

2' di lettura

Aumentano in casi di contagio da leishmaniosi. Una volta era prerogativa solo delle zone molto calde, tanto che anche oggi in Italia le regioni più colpite sono quelle della costa tirrenica, del basso Adriatico e le isole maggiori, ma la leishmaniosi, grave malattia trasmessa ai cani tramite un insetto chiamato flebotomo o pappatacio, sta avanzando sempre più verso Nord, “colonizzando” adirittura aree sub-alpine. Lo dimostrano i dati della LeishMap, il network scientifico per il monitoraggio e la mappatura della leishmaniosi canina in Italia, che fornisce utili indicazioni a chi si appresta ad andare in vacanza con Fido, da proteggere con cura dalla puntura di questi vettori. Come ha evidenziato Luigi Gradoni del reparto di Malattie trasmesse da vettori e Sanità internazionale, dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di sanità: “L'aumento della temperatura insieme al fenomeno del turismo con ‘cane al seguito’ stanno favorendo la diffusione della leishmaniosi nel nostro Paese: la malattia sta diventando endemica anche al di fuori dei focolai tradizionali. Le uniche aree attualmente non endemiche sono i centri urbani delle città medie e grandi, la pianura padana e i rilievi montuosi sopra i 400-800 metri”.  Non sono più quindi solo le regioni centro-meridionali e insulari a clima tipicamente mediterraneo a essere colpite – anche se rimangono le zone con maggiore prevalenza della sieropositività, con punte che vanno dal 40% (area napoletana) al 60% (area catanese) – ma anche le regioni pre-appenniniche e addirittura quelle prealpine a clima continentale, tradizionalmente indenni, sono oggi bersaglio dei flebotomi. Le zone che risultano oggi ad alta presenza di pappataci in Italia sono Basilicata, Calabria Campania, Liguria, Lazio, Toscana, Abruzzo, Molise, Puglia, l’isola d’Elba, la Sardegna e la Sicilia. All’estero spiccano Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e Malta. Le zone a media presenza sono Umbria, Marche ed Emilia Romagna orientale. Infine ci sono le regioni in cui sono stati accertati casi autoctoni di infezione da Leishmania infantum: Piemonte, Emilia Romagna occidentale, Lombardia, Veneto, Friuli e persino Trentino e Valle d’Aosta. Se si programma un viaggio estivo con cane al seguito in queste aree, dunque, bisogna difendere l’animale con collari a base di deltametrina o prodotti ‘spot-on’, cercando anche di non farlo stare all’aperto nelle ore serali e notturne, quelle preferite dai pappataci. Qualora la trasmissione della malattia fosse già avvenuta, ci sono alcuni segnali da tenere d’occhio: “La sintomatologia legata alla leishmaniosi è molto varia - ha precisato Marco Melosi, vicepresidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) - perché dipende dalla risposta immunitaria che il cane dà all’infezione e dagli organi o dagli apparati coinvolti. In ogni caso, i più comuni sono il dimagrimento, l’affaticabilità e l’anemia. Inoltre possono manifestarsi forfora, disturbi agli occhi, che appaiono biancastri, e anche una crescita eccessiva delle unghie. Ai primi segnali è importante rivolgersi subito al veterinario di fiducia e, comunque, è consigliabile fare controlli regolari all’animale, almeno ogni 6-12 mesi”.

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