Scienza

Coronavirus, lo studio che conferma l'ultima mutazione: "13,9 volte più contagioso rispetto alla versione originaria"

Il coronavirus è mutato per l'ennesima volta. La conferma arriva da uno studio condotto dagli scienziati dell'Università del Texas, ad Austin, e dello Houston Methodist Hospital. Stando alla ricerca, pubblicata sulla rivista mBio e ripresa dal Messaggero, il Covid della seconda ondata potrebbe essere diventato ancora più contagioso di prima. Alla base ci sarebbe la mutazione del virus definita D614G, una delle centinaia già avvenute, che è diventata dominante nel mondo e si è mostrata più capace di aggirare le nostre difese.

Lo studio americano ha coinvolto oltre 5 mila pazienti. "Il virus sta accumulando mutazioni genetiche - ha spiegato Ilya Finkelstein, una delle ricercatrici - e D614G potrebbe averlo reso più contagioso". Alle stesse conclusioni è arrivata anche un'altra ricerca, condotta in vitro, realizzata dall'Università del Texas a Galveston e pubblicata su Nature: ha provato come proprio la D614G sia 13,9 volte più contagiosa della sua versione originaria, quella di Wuhan.  Quando i microbiologi texani hanno infettato le cavie con le due varianti del virus, hanno anche notato che negli animali con D614G l'infezione tendeva a fermarsi nella parte superiore delle vie respiratorie, andando a finire meno nei polmoni. Una buona, ma anche una brutta notizia. Buona perché vorrebbe dire che il virus è meno letale, ma anche pessima perché avere più virus nel naso e nella gola favorisce di più il contagio.

 

 

 

 

Se il virus è più contagioso, c'è il rischio che lo si contragga soprattutto quando non si è attenti e non si rispettano le misure di sicurezza necessarie: mascherina, distanziamento sociale e frequente lavaggio delle mani. Non sorprende, infatti, che il Covid circoli soprattutto in famiglia, dove spesso si tende ad abbassare la guardia. "E' facilissimo acquisirlo magari sul lavoro o in un contesto comunitario, ma poi arriva a casa e la famiglia è un elemento moltiplicatore perché si abbassano le difese a fronte della presenza di soggetti asintomatici - ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico dell'Istituto Galeazzi di Milano -. Oggi la diffusione del coronavirus è molto ampia e peggiore della prima volta. La probabilità di rischio c'è e l'oggettività di contrarre l'infezione è generalizzata".