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Errico Auricchio, il re dei taroccatori americani vende Parmigiano Dop: uno strano caso

Attilio Barbieri
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Errico Auricchio, 76 anni, cugino del più noto Giandomenico che in Italia è conosciutissimo per il provolone, produce negli Stati Uniti le copie di tutti i formaggi italiani. Dal Parmesan all’Asiago, fino al Gorgonzola e alla Fontina. È negli States dalla fine degli anni Settanta quando aprì, nel Wisconsin, la filiale americana dell’azienda di famiglia. Dopo gli inizi non facili, decide di uscire dalla Auricchio italiana e con i soldi rimediati dalla vendita della quota fonda a Green Bay, profondo nord degli Stati Uniti, sulle rive del lago Michigan, la sua azienda. Rileva dalla Granarolo uno storico marchio italiano, Belgioioso, e industrializza le copie dei campioni del made in Italy. Verso la fine degli anni Novanta è uno dei maggiori produttori americani di Parmesan che esporta in tutto il mondo tranne che nell’Unione europea, dove il tarocco del vero Parmigiano Reggiano è vietatissimo.

Ma Errico non si accontenta dei successi imprenditoriali conseguiti. Assieme ad altri taroccatori del Wisconsin fonda il Consortium for common food names, che in breve tempo diventa una potentissima lobby, capace di influenzare le scelte dell’amministrazione americana in materia di politica commerciale. Fino a indurre l’allora presidente Trump a presentare un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio contro le indicazioni geografiche europee, le nostre Dop e Igp. Bollate come un ostacolo alla libera circolazione delle merci ( leggi “tarocchi”) nel territorio dell’Unione europea.

LO STOP DI TRUMP
La battaglia di Auricchio in difesa di quelli che definisce «nomi comuni alimentari» tiene banco a lungo fra i nogoziatori che sulle due sponde dell’Atlantico trattano per sottoscrivere un nuovo trattato di libero scambio, il Ttip. Alla fine non se ne fa nulla perché Trump manda a stendere gli europei: inaccettabile per gli americani il «no» di Bruxelles alla vendita nel mercato unico europeo dei tarocchi prodotti in Wisconsin. All’Auricchio statunitense brucia in particolare non poter vendere in Italia il suo Parmesan, mentre a lui è vietato etichettare negli States il tarocco prodotto a Green Bay come l’originale dal momento che il Consorzio di tutela ha registrato negli Usa la denominazione Parmigiano Reggiano.

Dopo la rottura del tavolo per il Trattato transatlantico le posizioni americane si sono ulteriormente radicalizzate. A giugno un gruppo di deputati ha presentato al Congresso Usa un disegno di legge bipartisan per «rafforzare la protezione dei nomi comuni alimentari». Il testo, scritto sotto dettatura del Consortium for common food names, può ritenersi un concentrato dell’Auricchio-pensiero.

Fin qui è cronaca, anche se al di qua dell’Atlantico in pochi seguono le vicende della politica commerciale americana. Salvo indignarsi quando gli statunitensi presentano al tavolo delle trattative le loro richieste insostenibili a difesa dei tarocchi.

Ma dopo aver avversato, sminuito e dileggiato per decenni le nostre Dop, alcuni formaggiai del Wisconsin hanno fiutato l’affare e si sono messi a vendere i formaggi originali. In silenzio, senza farne parola ufficialmente perché dopo aver sparato per decenni a palle incatenate sull’industria casearia tricolore, ora non vogliono far sapere che ne importano i prodotti.
Come nel caso di Errico Auricchio.

Già, proprio lui. Il guru del Parmesan made in Usa si è messo a vendere il vero Parmigiano Reggiano Dop. Incredibile ma vero.
Mi sono imbattuto per caso in una foto scattata a Chicago in un supermercato locale, dalla nipote di un mio contatto sui social media. In un’angolo dell’immagine si intravvedevano alcuni spicchi di formaggio etichettato come Parmigiano Reggiano, con l’inconfondibile logo BelGioioso; due bandiere, l’italiana e l’americana, circondate da un cerchio da cui si dipartono due nastrini verdi che nei drappeggi riportano il motto aziendale: «Formaggi italiani fatti in America». Nello scatto, dedicato a un altro tarocco, la Fontina Stella, si scorgeva però il bordo superiore dell’inconfondibile bollino giallo e rosso della Dop nello spicchio di Parmigiano BelGioioso. Possibile?

DECINE DI RISULTATI
Così mi metto alla ricerca di immagini simili su internet. Basta digitare su un qualunque motore di ricerca la stringa «Parmigiano Reggiano Belgioioso Cheese», ed ecco che compaiono centinaia di risultati. Una decina di immagini sono proprio quelle che cercavo, il Reggiano Dop, bollinato, venduto da Errico Auricchio. Inutile cercarlo sul sito web della BelGioioso. Non ce n’è traccia. Non si deve sapere che il guru americano del Parmesan si adatta a vendere il vero Parmigiano. Possibile che Auricchio acquisti forme di Reggiano, le porzioni e le confezioni a Green Bay? No. Secondo il disciplinare di produzione della Dop le forme possono essere ridotte in spicchi e confezionate - in questo caso si tratta di una fetta del peso di 226 grammi, 8 once - soltanto nei caseifici della Dop. Dunque in Emilia. Così chiamo il Consorzio di tutela e scopro che è all’oscuro della svolta made in Italy (si fa per dire) del formaggiaio dei due Mondi. Il direttore dell’organismo di tutela, Riccardo Deserti, si dimostra molto disponibile. «Verifichiamo subito», dice, «l’importante è capire dove venga confezionato il Parmigiano Reggiano BelGioioso. Ordiniamo immediatamente le porzioni messe in vendita sul web. L’importante è accertare che venga rispettato il disciplinare, perché questo genere di confezione, in vaschetta, si può realizzare esclusivamente nei caseifici della Dop».

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