Un fattore influisce sulle infezioni da West Nile. La malattia provocata da un virus veicolato da zanzare sta prendendo sempre più piede, anche in Italia dove si è registrata la seconda vittima. Si tratta di un uomo di 77 anni che ha perso la vita all'ospedale Spallanzani dove era ricoverato. A differenza della Dengue, dove il ciclo è "uomo-zanzara tigre-uomo, per il West Nile i serbatoi sono gli uccelli e il vettore la zanzara comune che infetta l'uomo pungendolo". Ecco allora - spiega all'Adnkronos Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all'università Vita-Salute San Raffaele - che "in questo quadro cornacchie e gabbiani in città potrebbero influire sull'epidemiologia di alcune malattie infettive, fra le quali il West Nile" appunto.
Nonostante il pericolo non sia imminente, "i dati nazionali non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni, ma si nota una estensione dei focolai che quest'anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al Centro-Sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana". Il caldo poi non aiuta: "Le serie storiche degli ultimi anni mostrano un aumento dei casi in agosto e poi una tendenza alla diminuzione già a partire da settembre. Non è una regola, ma è ciò che abbiamo costantemente osservato, e non è detto che possa essere rispettato (in meglio o in peggio) anche quest'estate, considerato i cambiamenti climatici e all'anticipo delle ondate di caldo".
In ogni caso - conclude Rezza - "le dinamiche epidemiche ssono talmente complesse che è difficile fare previsioni. Secondo i Cdc di Atlanta, l'indicatore previsionale più affidabile deriva dal prodotto della densità di zanzare per la prevalenza di positività per il virus (in genere piuttosto bassa nelle rilevazioni eseguite nel nostro Paese) nelle zanzare stesse. Per questo, pur evitando allarmismi generalizzati, è importante continuare a monitorare l'andamento dei focolai e attenzionare le aree contigue".